Se la rata del mutuo sale eccessivamente chi rischia una sanzione è il correntista

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Banche e finanziarie effettuano valutazioni molto approfondite prima di concedere un finanziamento ad un cliente. Gli Istituti finanziari intendono in questo modo minimizzare il rischio di credito ovvero l’ipotesi che il cliente possa non pagare le rate. L’attenzione degli analisti bancari si basa sia sull’affidabilità dimostrata in passato dal cliente che sulla sua situazione economico finanziaria. In altre parole, le banche valutano sia l’intenzione che la capacità di rimborsare i propri debiti da parte dei clienti.

Quest’ultimo aspetto si fonda sull’analisi dei redditi effettivi dei richiedenti. La rata del mutuo, infatti, non può superare una determinata percentuale delle entrate mensili del mutuatario. In questo articolo analizzeremo quindi come le banche calcolano il rapporto tra rate del mutuo e reddito del cliente. Capiremo anche perché se la rata del mutuo sale eccessivamente chi rischia una sanzione è il correntista e non la banca.

La sostenibilità delle rate

Abbiamo visto che le banche impiegano professionisti specializzati per verificare che i clienti possano pagare regolarmente le rate dei finanziamenti. Gli Istituti effettuano quindi una valutazione particolareggiata su tutte le entrate della clientela, anche quelle eventualmente non dichiarate al Fisco.

Per questo motivo, i tecnici dell’Agenzia delle Entrate effettuano periodicamente delle rilevazioni sulle rate pagate dai contribuenti. Se gli importi pagati non fossero coerenti con i criteri generali imposti dalle banche, il Fisco potrebbe decidere di effettuare delle verifiche. Insomma, se la rata del mutuo sale eccessivamente chi rischia una sanzione è il correntista. Quest’ultimo dovrebbe quindi spiegare come riesce ad onorare una rata apparentemente non coerente con le proprie entrate.

Se la rata del mutuo sale eccessivamente chi rischia una sanzione è il correntista

L’Agenzia delle Entrate potrebbe considerare anomale due diverse situazioni relative alle rate in capo ad un contribuente. Il primo caso è il superamento del rapporto tra rata pagata e reddito dichiarato. Le banche, infatti, non consentono solitamente una rata superiore ad un terzo del reddito. Solo in casi particolari questa proporzione può arrivare al 50%.

Una rata superiore potrebbe rivelare che la banca è a conoscenza di redditi sconosciuti al Fisco. Il secondo caso sospetto si verificherebbe se il reddito disponibile per il cliente dopo aver pagato la rata fosse inferiore a 687 euro. Questo importo, infatti, è la soglia minima di sussistenza secondo il D.L. 83/2015 che le banche devono necessariamente considerare. Un reddito disponibile inferiore potrebbe rivelare una situazione di potenziale evasione e attirerebbe quindi l’attenzione del Fisco. Insomma, le transazioni bancarie sono ormai accessibili dall’Agenzia delle Entrate come abbiamo analizzato in un recente approfondimento.

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