Se la pensione è troppo bassa ecco cosa fare per farla aumentare richiedendo anche gli arretrati

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Erroneamente si pensa che una volta liquidata la pensione l’importo non possa più essere aumentato. E che l’importo spettante derivi solo e soltanto dai contributi effettivamente versati. In molti casi, però, i pensionati percepiscono una pensione di importo molto più basso di quello che in realtà spetterebbe. E non sempre a causa di errori dell’INPS ma per incuria del beneficiario stesso. La scarsa conoscenza della normativa e la poca attitudine alla tecnologia spesso sono complici di questa perdita di soldi. Se la pensione è troppo bassa, infatti, è possibile far valere dei diritti non considerati nel calcolo.

I diritti inespressi

Anche se non tutti ne sono a conoscenza vi sono diritti che spettano al pensionato ma che vengono riconosciuti solo se richiesti. Se non si presenta un’apposita domanda, infatti, gli stessi non sono riconosciuti in automatico dall’INPS. Perchè, magari, legati al reddito o alla condizione familiare. E anche se la parte più corposa dell’assegno previdenziale dipende dai contributi versati, è bene sapere che anche altre voci compongono la pensione. Proprio come accade allo stipendio.

La cosa allarmante è che se questi diritti non si richiedono espressamente si perde la possibilità di recuperarli. Perchè dopo 5 anni si prescrivono ed è possibile, quindi, richiedere gli arretrati solo per questo lasso temporale.

Se la pensione è troppo bassa ecco cosa fare per farla aumentare richiedendo anche gli arretrati

In alcuni casi al pensionato spettano maggiorazioni sociali al compimento dei 60 anni, ma su richiesta. Invece in altri casi si  ha diritto all’integrazione al trattamento minimo che, essendo legata al reddito necessita della presenza di una dichiarazione reddituale. In mancanza della quale può essere presentato il modello RED.

Ma bisogna considerare che, magari, una agevolazione che ieri non spettava possa spettare oggi. Poichè quasi tutte sono legate ai redditi che, per i pensionati possono essere suscettibili a cambiamenti. Come nel caso di perdita di una entrata diversa da quella previdenziale. A tutto questo va aggiunto anche l’assegno familiare. Sia per il coniuge che per altri eventuali familiari potenzialmente a carico del pensionato. Da richiedersi espressamente all’INPS.

Altra cosa di cui tenere conto, poi, è l’eventuale lavoro svolto dopo la pensione che ha dato luogo a nuovi contributi. Anche quelli servono per aumentare l’importo dell’assegno ma è necessario richiedere una ricostituzione all’INPS. Non è facile capire se tutti questi diritti inespressi sono stati considerati nel determinare un importo di pensione. E proprio per questo motivo il consiglio resta sempre quello di rivolgersi a chi ne sa più di noi. Un CAF o un Patronato potrebbero fornire la giusta assistenza e capire se la pensione che si riceve è realmente quella spettante.

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