In questi tempi, chi ha ancora un lavoro potrebbe considerarsi una persona fortunata alla luce dei dati relativi alla disoccupazione in Italia. Tuttavia, esistono dei casi in cui al lavoratore non viene corrisposto il doveroso stipendio mensile. Cosa fare in questi casi? Se il datore di lavoro non paga lo stipendio, cosa rischia?
Perché non bisogna temere di chiedere quanto spetta di diritto
Rientra tra i diritti del lavoratore subordinato quello di percepire la quota mensile spettante di stipendio. Tuttavia, se il datore di lavoro non paga lo stipendio, come si può agire? Questa è la domanda che si pongono in molti e alla quale non riescono facilmente a dare risposta. Alle volte, la condizione di necessità porta il lavoratore a non protestare contro un inadeguato comportamento del datore rivolto al proprio indirizzo.
La paura di essere licenziati o di subire dei declassamenti è molto alta e in alcuni casi paralizza. È possibile tutelarsi da questo tipo di cattiva gestione senza dover ricorrere necessariamente all’intervento di legali o altri professionisti in alcuni casi. In altri, è meglio affidarsi a mani esperte e in grado di gestire al meglio la situazione dal punto di vista legale. Ecco cosa rischia il datore che non corrisponde il pagamento dello stipendio.
Le azioni legali contro il datore
Il mancato pagamento dello stipendio mette il datore nella condizione di ricevere pesanti sanzioni e conseguenze legali. In linea generale, la corresponsione dello stipendio deve aver luogo ogni mese, a patto che non si concordino termini differenti. Anzitutto, è bene ricordare che il dipendente può difendersi da eventuali mancati pagamenti seguendo le indicazioni descritte qui. In seconda battuta, evidenziamo le conseguenze per il datore inadempiente.
Se il datore di lavoro non paga lo stipendio. Sanzioni e recupero dei crediti
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Se il datore di lavoro non paga lo stipendio, cosa rischia? Nel caso in cui il lavoratore presenti un decreto ingiuntivo in tribunale, l’azienda riceve una notifica entro i 60 giorni successivi. Dal momento della ricezione, il datore ha 40 giorni di tempo per opporsi al decreto oppure corrispondere quanto dovuto.
Se si rifiuta di attuare una delle due alternative, si procede al pignoramento per il recupero del credito spettante al lavoratore. Se, invece, si verifica un ritardo nella consegna della busta paga, allora il datore rischia delle sanzioni amministrative. L’ammontare di tali sanzioni varia in base alla gravità tra i 150 e i 900 euro nel caso il ritardo riguardi una sola mensilità. L’importo accresce fino a triplicarsi se la violazione si protrae per diverse mensilità.