Moltissimi pensionati stanno attendendo con trepidazione il 1 gennaio 2023 per ricevere gli aumenti sulle pensioni. Le perequazioni degli assegni previdenziali previsti annualmente, infatti, il prossimo anno saranno molto generosi. E la rivalutazione sarà addirittura al 7,3% per chi percepisce una pensione fino a 2.100 euro lordi. Ma proprio questa rivalutazione inasprisce per molti i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia. Continua a leggere i prossimi paragrafi per capire cosa accadrà il prossimo anno
Anche se la rivalutazione delle pensioni annuale porta un grande beneficio ai pensionati, bisogna considerare anche altre cose. Gli assegni in essere aumentano e quest’anno quelli bassi hanno un incremento anche abbastanza alto. Ma questo si riflette anche su altri trattamenti, come, ad esempio, l’accesso a determinati trattamenti previdenziali. E se hai iniziato a lavorare dopo il 1995 andare in pensione di vecchiaia nel 2023 potrebbe essere più difficile. Scopriamo il perché.
Pensione a 67 anni nel 2023
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La pensione di vecchiaia a 67 anni è di due tipologie: quella per i lavoratori che ricadono nel sistema misto e quella per i contributivi puri. Mentre per chi ricade nel sistema misto i requisiti di accesso sono sempre gli stessi e nel 2023 non cambiano. Per chi ricade nel sistema contributivo puro non è così, purtroppo.
Se hai contributi versati anche prima del 1996, nessuna paura: potrai andare in pensione tranquillamente al compimento dei 67 anni. A patto di aver versato almeno 20 anni di contributi. Per chi non ha contributi versati prima del 1996, invece, è richiesto un altro requisito. Quello dell’importo.
Contributivi puri
Per i contributivi puri, come detto, oltre al requisito anagrafico di 67 anni, e a quello contributivo di 20 anni, è richiesto un terzo requisito. Quello dell’importo dell’assegno. Che deve essere di almeno 1,5 volte l’assegno sociale INPS. Nel 2022 l’assegno sociale INPS aveva un importo di 468 euro circa. E per poter accedere alla pensione di vecchiaia ai contributivi puri era richiesta una pensione di almeno 702 euro mensili.
In caso contrario, il pensionamento slittava a 71 anni. Ma con la rivalutazione questo requisito cambia. Perché anche l’assegno sociale subirà un aumento per effetto della rivalutazione di gennaio 2023. E i 702 euro non basteranno più per accedere alla pensione.
Se hai iniziato a lavorare dopo il 1995 non basteranno più 702 euro per accedere alla pensione
L’assegno sociale dal 1 gennaio 2023 passerà dai 468 euro del 2022 a 502 euro circa. E anche il requisito dell’importo dell’assegno per accedere alla pensione di vecchiaia contributiva subirà un aumento. Dagli attuali 702 euro a 753 euro circa.
Se hai iniziato a lavorare dopo il 1995, dunque, andare in pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi nel 2023 sarà più difficile. Perché saranno necessari almeno 753 euro mensili di pensione per l’accesso. Altrimenti di vedrà la propria pensione slittare a 71 anni.