Scontrini pazzi o amara verità? Ecco di quanto sono aumentati i prezzi di una pizza negli ultimi 20 anni

Scontrini pazzi o amara verità? Ecco di quanto sono aumentati i prezzi di una pizza negli ultimi 20 anni

Sui Social non è raro imbattersi in cicliche polemiche sulle “spese folli” sostenute dai clienti di bar, ristoranti, pizzerie, ma anche supermercati. La realtà è però forse ben peggiore del sentimento nostalgico, va oltre e invita a riflettere seriamente.

Non si parla mai abbastanza delle difficoltà degli italiani ad arrivare a fine mese. Inflazione, speculazione, crisi energetica, ma soprattutto stipendi fermi da 20 anni hanno eroso il potere d’acquisto, e chi afferma il contrario forse vive in un altro mondo (o fuori dall’Italia). Oltre al fenomeno degli “scontrini pazzi” diffusi sui Social, a confermare che il benessere economico degli italiani è sceso a livelli preoccupanti è anche un’indagine ISTAT.

Di quanto si sono impoveriti gli italiani nell’ultimo ventennio?

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Secondo quanto emerge dai dati dell’Istituto di Statistica, dal 2008 si è visto un incremento di spesa assistenziale di ben il 240%; le persone povere sono praticamente triplicate, passando da 2,1 a 5,7 milioni di italiani. Uno su dieci, insomma, necessita di una qualche forma di aiuto economico.

A confermare la tendenza, anche numerose denunce di Caritas, che ha visto aumentare il numero di persone “in fila per il pane” in modo considerevole negli ultimi 10 anni. Nel novembre 2024 è uscito il “Rapporto povertà ed esclusione sociale in Italia 2024”, pubblicato appunto da Caritas Italiana: oltre a confermare il numero totale di poveri, nel report si legge tra le altre cose che “al nord dal 2014 al 2023 il numero delle famiglie povere è praticamente raddoppiato, passando da 506 mila nuclei a quasi un milione (+97,2%). Nel resto di Italia invece la crescita è stata molto più equilibrata, +28,6% nelle aree del Centro e +12,1% in quelle del Mezzogiorno (il dato nazionale è di +42,8%)“.

Nei fatti, impossibile non sottolineare che il prezzo di ogni genere di beni e servizi è aumentato in modo spropositato, per varie cause. Nel comparto alimentare si sono visti aumenti anche di oltre il 37% a fronte di un’inflazione media del 3%. E gli stipendi? L’Italia si trova in fondo alla classifica europea. Come riporta anche il Corriere della Sera, a parità di costo della vita “Lo stipendio medio tedesco è maggiore a quello italiano del 45%, quello francese del 18% e quello spagnolo del 2%. Tra i grandi Paesi europei, l’Italia è dove si guadagna di meno“.

Scontrini a confronto: ecco quanto si spendeva per una pizza al ristorante 20 anni fa e quanto oggi

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Come anticipato poco sopra, è facile imbattersi in qualche post sui Social dove un utente mostra lo scontrino della pizzeria o ristorante di turno. Il che innesca polemiche, reazioni di ogni tipo, smascheramenti di fake, indignazione o ilarità. Ma i dati, a prescindere dal fenomeno, confermano un aumento ben al di sopra della soglia dell’inflazione, anche riguardo a una “semplice” pizza margherita.

  • Scovando tra le vecchie foto di scontrini, scopriamo che nel 2002 il prezzo medio di una pizza variava da 2,5 a 5 euro a seconda del condimento. Per l’acqua era sufficiente 1 euro e per le bibite si spendeva poco di più. In cinque persone, lo scontrino si aggirava intorno ai 35 euro. Si tratta di prezzi che, nonostante l’avvento dell’euro, si discostavano di poco da quelli in vecchie lire. Nel 1999, una pizza poteva costare dalle 5.000 alle 7.000 lire, l’acqua 2.000 lire.
  • Dopo un ventennio, lo scontrino dei 2025 è praticamente raddoppiato. Ha fatto scalpore un’utente che ha postato quello di una pizzeria di Napoli, in cui una margherita viene venduta a 12 euro, una pizza fritta a 18 e addirittura l’acqua costa 5 euro. Prezzi che potremmo immaginare in location esclusive per turisti e non nel locale “sotto casa”.
  • Non va certo meglio per tutto il comparto alimentare, anche nella Grande distribuzione: nonostante sconti e offerte, oggi il carrello della spesa è aumentato – rispetto al 2000 – del 33,4%, a fronte di un calo del potere d’acquisto di un ulteriore 9%.

Approfondendo, scopriamo che in realtà, anche prima degli anni ’90, un pacco di pasta costava anche più di 1.000 lire, quindi gli odierni 50 centesimi; oggi al supermercato si trovano quasi sempre offerte, con prezzi di marchi noti di pasta che scendono anche sotto tale soglia. La grande differenza rispetto al passato, però, è che lo stipendio reale permetteva di acquistare i beni necessari, mantenere le spese di una casa di proprietà o di un affitto, di pagare il costo dell’energia e persino di mettere qualcosa da parte. Oggi tutto questo è un sogno per pochi.