La preferenza per la liquidità prevede tutta una serie di costi, talvolta davvero esorbitanti come nel caso di questo 2022. Tra spese dirette e perdite indirette il saldo finale è davvero ingente dopo questi 12 mesi. Facciamo un riepilogo delle principali spese sostenute quest’anno da chi ha deciso di tenere liquidi i risparmi.
A volte si preferisce restare liquidi perché i soldi serviranno da lì a breve. In altre circostanze non si ha invece idea sul come e dove investire i risparmi disponibili. Nei casi peggiori, infine, è il timore di sbagliare che porta all’inerzia, convinti che almeno in questo modo non si sbaglierà. Peccato che le cose non stiano effettivamente proprio così.
Usiamo la fantasia e immaginiamo un correntista che il 1° gennaio 2022 avesse depositato 100mila euro sul conto. Bene, è scioccante quanto valgono 100.000 euro sul conto a fine anno al netto delle spese visibili e non.
Le spese di tenuta conto
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La prima voce di spesa che balza agli occhi è il canone mensile di tenuta conto. I costi variano da banca a banca e da un prodotto a un altro. Gli ultimi dati ufficiali disponibili sono quelli di Banca d’Italia, pubblicati a novembre 2022 ma relativi al 2021, quando l‘inflazione era ancora trascurabile.
In sintesi, nel 2021 la spesa di tenuta di un c/c bancario tradizionale si è attestata a 94,70 euro (7,89 euro al mese). Per i conti postali la spesa media annua è stata di 58,00 euro (4,83 al mese), mentre per quelli online di 24,30 euro (2,025 al mese).
Le spese legate all’imposta di bollo
Dopo le spese di tenuta conto, ecco l’imposta di bollo a beneficio del Fisco, cioè dello Stato. Per i rapporti aperti alle persone fisiche (e giacenza media superiore ai 5mila euro) l’importo annuo è di 34,20 euro, cioè 8,55 euro a trimestre o 2,85 euro/mese.
Si potrebbe anche obiettare che è una spesa di modesta entità, ma intanto è un’uscita di denaro sicura e costante. Anzi, all’orizzonte non vi è alcuna ipotesi allo studio di eliminarla o ridurla da parte dell’Esecutivo.
Scioccante quanto valgono 100.000 euro sul conto a fine anno tra spese dirette e indirette
Infine arriviamo al vero e proprio shock di questo 2022, il carovita. Al riguardo i dati ISTAT sull’inflazione media nel periodo gennaio-novembre 2022 valgono come un terremoto:
- gennaio: 4,8%;
- febbraio: 5,7%;
- marzo: 6,5%;
- aprile: 6,0%;
- maggio: 6,8%;
- giugno: 8,0%;
- luglio: 7,9%;
- agosto: 8,4%;
- settembre: 8,9%;
- ottobre: 11,8%;
- novembre: 11,8%.
La variazione media per i primi 11 mesi 2022 è del 7,9% (7,872%). Mancherebbe il dato di dicembre, ma vietato farsi facili illusioni. Anche ipotizzando si attesti all’8%, per esempio (dato da noi inventato e quindi non ufficiale), la variazione media sarebbe del 7,883%.
Il saldo finale è alquanto amaro e salato
È evidente, dunque, che il salasso maggiore deriva dal carovita. Sommando le spese vive alle perdite in termini di potere di acquisto (quindi non uscite effettive), si arriva a un saldo negativo sugli 8mila euro circa su 100mila depositati 12 mesi fa.
Saldo che si aggraverebbe ulteriormente se considerassimo anche il c.d. costo opportunità. Cioè il mancato guadagno derivante dalla prima alternativa disponibile (a parità di rischio) a cui si è deciso di rinunciare quando si è optato per la liquidità sul conto.