Vivere in un mondo in cui le informazioni viaggiano ad una velocità supersonica ha grandi vantaggi. Un esempio è viaggiare, lavorare, chiudere contratti e incontrare persone stando comodamente seduti a casa. Indubbiamente, però, c’è il rovescio della medaglia. Ovvero, molti dati personali sensibili sono facilmente raggiungibili anche dall’occhio discreto del Fisco. La privacy viene sempre rispettata da chi guarda, infatti per utilizzare alcuni dati serve l’autorizzazione del Garante per la Privacy. Ma le tracce che lasciamo al ristorante, in concessionaria, in agenzia o sui social possono far supporre un certo tenore di vita. Si legga, un reddito presunto, ovvero il punto di partenza per l’accertamento di comportamenti scorretti e di evasione fiscale. Ciò soprattutto se questo reddito presunto risulti superiore ad un quinto di quello dichiarato.
Insieme ai social ci sono centinaia di fonti di informazioni
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Sarà facile, quindi, comprendere che il Fisco ha innumerevoli fonti di informazione che derivano non solo dagli acquisti o dalle vendite ma anche dall’incrocio dei codici fiscali e delle Partite IVA. Un esempio classico sono i dati provenienti dalle fatture elettroniche o dagli estratti di conto corrente e carte di credito. Oppure quelli rivenienti dalle spese per auto e immobili che se sproporzionati faranno scattare i controlli dell’Amministrazione Finanziaria. Anzi scattano i controlli sulle spese personali che fino a poco tempo fa erano coperte dal diritto alla privacy. In effetti il Fisco non poteva utilizzare queste informazioni per entrare nel merito senza una formale autorizzazione. Il velo, però, è caduto con il parere favorevole del Garante per la Privacy all’utilizzo del nuovo schema di controllo e all’utilizzo delle suddette informazioni.
Scattano i controlli sulle spese personali e multe dall’Agenzia delle Entrate che adesso avrà accesso a questi dati
In parole povere il parere dell’Autorità Garante ha aperto le porte all’utilizzo del digitale e all’intelligenza artificiale per scovare le anomalie fiscali. I nuovi sistemi chiamati di business intelligence sono algoritmi capaci di incrociare i dati presenti sulle diverse banche dati con i codici fiscali.
Da tale analisi emergeranno poi le posizioni da sottoporre a controllo, definite dallo schema del Ministero, dataset di controllo. In questo gruppo ci saranno tutte le posizioni caratterizzate dal rischio fiscale. In altre parole si tratta del rischio di comportamenti eseguiti in violazione di norme tributarie. A seguito di quali comportamenti scattano i controlli sulle spese personali?
Per esempio, un gruppo, potrebbe essere costituito da tutti coloro che fanno spese con carta di credito superiori a 50.000 euro e guadagnano 25.000 euro. Oppure tutti coloro che effettuano prelievi superiori a 60 mila euro e dichiarano 30.000 euro. O ancora tutti coloro che spendono più di 10.000 euro per tagliandi, cambio olio e carburante e non dichiarano redditi adeguati.
Pertanto se l’accertatore dovesse riscontrate che il rischio corrisponde a comportamenti evasivi o elusivi scatteranno conseguenze anche gravi. Il minimo a cui si va incontro in questi casi è la dichiarazione infedele prevista dall’art.4 del D.lgs. 74/2000. Le multe? Dal 90% al 180% della maggiore imposta dovuta.