Salario minimo in Italia, ecco i vantaggi e gli svantaggi per i lavoratori esaminando la proposta di legge al vaglio del Governo Meloni, volta ad arginare la povertà

Camera discussione sul salario minimo-Foto da imagoeconomica

Il salario minimo in Italia è nuovamente al centro del dibattito. Perché fino ad oggi non è stato preso questo provvedimento, nonostante il fatto che la nostra, come da Costituzione, sia una “Repubblica fondata sul lavoro”? Il salario minimo presenta solo vantaggi? Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

Sarebbe scontato dire che ogni lavoratore avrebbe il diritto di ricevere una retribuzione dignitosa, proporzionale alla mansione svolta. Il salario minimo è la soglia di retribuzione più bassa oltre la quale il datore di lavoro non può scendere, per legge. In Italia, ad oggi, non esiste questa soglia, poiché la materia è disciplinata dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL).

In pratica, il nostro ordinamento ha dato potere all’accordo tra i sindacati che rappresentano i lavoratori e quelli che tutelano le imprese, di fissare un compenso minimo. Si discuterà ancora molto del salario minimo in Italia, ecco i vantaggi e gli svantaggi per i lavoratori, espressi di seguito. Si parte dal presupposto che i contratti collettivi hanno forza di legge per tutti, non solo per coloro che aderiscono a un sindacato, il quale comunque già attribuisce un minimo sindacale all’85% dei lavoratori. Al vaglio del Governo Meloni, la proposta che spinge per l’introduzione del salario minimo a norma di legge. In forza del fatto che esiste una normativa europea del 2022 che invita gli stati membri a provvedere in tal senso.

Salario minimo in Italia, ecco i vantaggi e gli svantaggi per i lavoratori

22 su 27 Stati membri dell’Unione Europea hanno già introdotto il salario minimo, come suggerito dalle direttive di Bruxelles. Italia, Svezia, Finlandia e Austria sono i Paesi che per il momento non hanno adottato questa soglia di retribuzione. A parte l’Italia, si tratta di Stati con un reddito pro capite molto alto, che non hanno motivo di soffermarsi sulla questione del minimo salariale. In Italia, invece, il problema della povertà è sempre più pressante. Fissando a 9 euro il salario minimo, come da proposta, il nostro Paese si classificherebbe abbastanza in alto. Superata solo dal Lussemburgo (12,38 euro) e dalla Germania (12 euro). La Bulgaria è il Paese con il salario minimo più basso (1,87 euro).

Come si dovrebbe calcolare il salario minimo di un Paese

La direttiva UE prevede che il salario minimo sia pari al 60% del reddito medio lordo nazionale. In questi termini, in Italia, dovrebbe risultare un salario minimo di 6 euro l’ora, non 9, come da proposta di penstastellati, PD, Sinistra Italiana, Europa Verde ed altri. A tal fin, hanno già definito alla Camera il testo unitario della proposta di legge. Va detto però che molti contratti collettivi, già da adesso, propongono un salario minimo ben superiore ai 6 euro l’ora. Dunque, che senso avrebbe prevedere una norma quando è già in vigore una copertura favorevole?

Vantaggi e svantaggi

Secondo molti, il salario minimo sarebbe il rimedio verso le classe di lavoratori che sono retribuite troppo poco per vivere dignitosamente. Peraltro, i contratti collettivi non coprono tutte le tipologie di lavoratori, ma l’88% di queste, lasciando scoperte diverse categorie, tra cui gli autonomi. Di contro, secondo voci critiche, il salario minimo non sarebbe in grado di colmare le lacune di una retribuzione insufficiente. Le imprese, di fatto, premono per misure alternative, ad esempio il taglio del cuneo fiscale. Questo, perché a parità di spesa, potrebbero versare molto di più al dipendente, motivandolo, al posto delle tasse dovute allo Stato.

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