Il guadagno finale di un’iniziativa, di impresa o d’investimento, è spesso il risultato di più elementi. Il combinato di capitale impiegato, di tempi e modi opportuni, fa la differenza nel lungo termine. Era, è e sarà sempre così. Qui, in particolare, ci soffermeremo sul tasso d’interesse: quale regime di capitalizzazione scegliere? Sai perché chi guadagna tanti soldi non ama il tasso di interesse semplice?
La finanza non è una scienza esatta ma questo non vuol dire che non vi siano punti fermi da cui partire. Uno di essi attiene al regime di capitalizzazione degli interessi e al montante che originano nel lungo termine. Spesso nelle storie di investimento di successo incontriamo l’interesse composto. Infatti, sai perché chi guadagna tanti soldi con i risparmi in banca non ama il tasso di interesse semplice? Sveliamo il motivo alla base della scelta.
Tasso di interesse e regime di capitalizzazione dell’interesse
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In parole semplici, il tasso d’interesse è il prezzo (in percentuale sul capitale) che paga un debitore al creditore per il denaro che ha avuto in prestito. La sua misura dipende da più elementi, in particolare dalla solidità economica del debitore (c.d. rating) e dal tempo del prestito.
Un’altra considerazione molto importante riguarda il loro regime di capitalizzazione, che può essere semplice o composto.
Nel primo caso l’interesse è proporzionale al tempo (in genere sale all’aumentare del tempo dell’investimento e al capitale investito). Inoltre possono essere fissi e costanti così com’è per la maggior parte dei BTP oggi in circolazione. Oppure fissi e crescenti (formula step-up) come per i BTP Futura.
Ora, in questi casi alla data fissata dall’emittente dello strumento si ha l’accredito dell’interesse maturato nel tempo considerato. Ad esempio per molti BTP la data di stacco cedola è semestrale. In definitiva nell’interesse semplice gli interessi non generano altri interessi, lasciando per sempre invariato il capitale fruttifero.
Sai perché chi guadagna tanti soldi con i risparmi in banca non ama il tasso di interesse semplice? Il motivo c’è ed è interessante
Nel secondo caso, invece, il guadagno pro-tempore maturato non viene incassato ma si aggiunge al capitale che lo ha generato. Cioè nel giorno della maturazione degli interessi essi si aggiungono al capitale precedente, ingrossandolo. L’importo così ottenuto fungerà da nuovo capitale fruttifero per il periodo successivo.
Ecco da dove deriva la dicitura “capitalizzati”: cioè si trasforma l’interesse pro-tempore in nuovo capitale che, a sua volta, produrrà nuovi interessi.
Quanto rende l’interesse composto nel lungo termine?
Albert Einstein definì l’interesse composto come l’ottava meraviglia del Mondo, considerato che trasforma il tempo nel proprio miglior alleato. Infatti prima si inizia a investire con questo regime di capitalizzazione e maggiore sarà il montante finale.
Facciamo un esempio e ipotizziamo due investitori, i signori X ed Y, entrambi con un capitale iniziale di 10.000 euro. Immaginiamo poi un tasso di interesse annuo del 4% e che ogni anno i due risparmiatori effettuino un versamento aggiuntivo (al capitale iniziale) di 1.000 euro. L’unica discordanza è sul regime di capitalizzazione. Il signor X investe secondo le regole dell’interesse semplice, il signor Y quelle dell’interesse composto.
Ora, quale sarà il loro rendimento atteso dopo 10 o 20 o 35 anni?
Sulla durata più corta, il capitale finale nel 1° e nel 2° casosarà pari, rispettivamente, a 25.800 e 26.808,55 euro. Poca roba di differenza, quindi.
Le divergenze si notano già nel passaggio ai 20 anni. In questo caso il capitale finale del signor X sarebbe pari a 45.600 €, e a 51.689,31 € per il signor Y. Differenze che aumentano notevolmente passando alla durata più lunga da noi considerata, 35 anni. Mentre il montante finale sarebbe di 82.800 euro nel 1° caso, esso salirebbe addirittura a 113.113,13 euro nel secondo.