Molti di noi stanno affrontando i pagamenti delle prime imposte viziate dai recenti aumenti. Si tratta di rialzi talvolta vertiginosi, che starebbero causando disequilibri e molte perplessità. Ad aumentare infatti sono stati i costi di quasi tutte le materie prime accessorie, come elettricità e gas.
Certo, si può subire in maniera rassegnata questi costi. Oppure si potrebbe considerare l’ipotesi di utilizzare il proprio condominio come rampa di lancio per una diminuzione dei prezzi. Alcuni lavori sono affrontabili anche in villette a schiera e abitati singoli. Molti però ignorano che esistono altre situazioni in cui potrebbe essere raccomandabile intervenire, cioè negli edifici condivisi.
Questo è possibile grazie alla previsione di legge che include i condomini nella gestione delle comunità energetiche. D’altronde il condominio agisce come ente dotato di rappresentanza giuridica. Peraltro, è una delle strutture intermedie poste tra il cittadino e lo Stato. Spesso il singolo individuo è smarrito di fronte alla complessità delle norme e al timore delle spese. Una figura professionale che si occupa di amministrazione potrebbe invece occuparsi di gestire le pratiche. Ma vediamo le fonti normative di riferimento e quanto sarebbe il risparmio. Infatti, risparmiare sulle bollette grazie al condominio è un metodo che molti potranno utilizzare.
La normativa europea e italiana e i vantaggi economici
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Si chiama RED II la Direttiva della Comunità Europea che porta il principio del condominio come comunità energetica all’interno degli obiettivi degli Stati membri. La Direttiva non rappresenta, nel quadro delle fonti dell’Unione Europea, un atto legislativo vincolante per i singoli cittadini. Ma gli Stati si devono impegnare al raggiungimento delle finalità là indicate, pur mantenendo autonomia in ordine ai mezzi ed alle risorse da dedicare. Ci siamo soffermati recentemente nella definizione di comunità energetica. In questa direttiva, all’articolo 21 viene prevista la possibilità di estendere la comunità energetica a quei consumatori che, vivendo nello stesso edificio, hanno a disposizione fonti di energia rinnovabile. Il riferimento immediato va agli impianti fotovoltaici, ma dove il suolo lo consente è possibile anche coprodurre energia da fonti geotermiche.
Il legislatore italiano si sta impegnando in vari modi per ottenere gli ambiziosi risultati indicati dalla Direttiva Red II. Il 15 dicembre 2021 è entrato in vigore il D. lgs. 199/2021. Questo ha aumentato notevolmente la potenza massima di un impianto di comunità energetica anche dei condomini. Dal 15 dicembre l’impianto installato può raggiungere il MegaWatt, laddove prima poteva raggiungere i 200kw. Questo è molto rilevante, perché permetterebbe a molte più persone di partecipare. Infatti l’energia prodotta viene immessa nel mercato solo se non consumata dai partecipanti della comunità energetica. Forse dovremmo pensarci se abbiamo la fortuna di risiedere in un condominio che sta per attivare dei lavori. Questi sarebbero peraltro compatibili con il Bonus 110%.
Risparmiare sulle bollette grazie al condominio è un’opzione che dovremmo considerare soprattutto se ci troviamo in queste condizioni
Un’altra novità riguarda l’utilizzo di una cosiddetta cabina primaria, laddove prima i membri della comunità energetica potevano utilizzare solo quella secondaria. Questo significa che se la struttura rinnovabile venisse costituita e gestita da un condominio, a beneficiarne potrebbero essere un più ampio bacino di utenti (nel limite del non utilizzo da parte del condominio).
Oltre alle detrazioni, dunque, sono stabilite le tariffe riservate agli utenti che partecipano o che risultano connesse tramite cabina primaria alla comunità. Si tratta di 16 centesimi Kw/h per i consumatori connessi alla cabina primaria e di 10 centesimi per i produttori membri della comunità energetica rinnovabile.