Risparmi a rischio. Bomba tedesca sull’Italia: non comprate titoli di Stato italiani

Germania

Risparmi a rischio. Bomba tedesca sull’Italia: non comprate titoli di Stato italiani. E’ il consiglio che viene dato ai propri investitori da una delle maggiori banche tedesche a partecipazione statale. In un report la banca consiglia ai suoi clienti che hanno titoli di Stato del nostro Paese di venderli. Vediamo perché.

Risparmi a rischio. Bomba tedesca sull’Italia: non comprate titoli di Stato italiani.

E’ il consiglio che viene dato da un analista di una banca tedesca in un report rivolto agli investitori. Secondo questa analisi sono a rischio gli investimenti sui titoli di stato italiani, in particolare dei BTP. A causa della recessione, il debito italiano crescerà a dismisura e le obbligazioni governative subiranno una penalizzazione (downgrade) da parte della agenzie di rating. Questa penalizzazione porterà un forte deprezzamento sui titoli di Stato nostrani.

La Germania sgambetta l’Italia?

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Al di là dei contenuti, il report fa notizia perché l’analista autore di questo consiglio appartiene alla seconda banca tedesca, la Commerzbank. Oltretutto Commerzbank ha anche la particolarità di essere partecipata al 15% dallo stato tedesco. E questo è bastato per fare gridare allo scandalo e al boicottaggio da parte della Germania nei confronti dell’Italia. Certo, come amava dire il Senatore Giulio Andreotti (compianto, e non avremmo mai immaginato di pensarlo), a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca. Vero è che un analista non è una banca, e vero è che una banca tedesca non è la Germania, anche se partecipata al 15%.

Ci si può fidare dei titoli di Stato italiani

Risparmi a rischio. Bomba tedesca sull’Italia: non comprate titoli di Stato italiani. Ma veramente non conviene comprarli? La domanda è lecita. Facciamo parlare i fatti. Martedì mattina, 31 marzo, il nostro Ministero del Tesoro ha effettuato la consueta asta di vendita su nuove emissioni di titoli di Stato italiani. Ha collocato titoli a medio-lungo termine per un totale di 8,5 miliardi di euro. La domanda è stata superiore all’offerta in particolare nel caso del BTP a 5 anni e per quello decennale. Ora, la domanda che ci poniamo è questa: è possibile che i signori che hanno messo complessivamente 8,5 miliardi per comprare nostri titoli di Stato sia tutti inebetiti  e il più furbo sia l’analista di Commerzbank? La ragione, anche se di questi tempi sui mercati scarseggia, ci suggerisce che sia vero l’inverso.

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