Quello di affitto a uso abitativo è uno dei contratti più diffusi in Italia. Il Codice Civile, infatti, gli dedica molti articoli, al fine di stabilire con certezza gli obblighi e i diritti di proprietario ed inquilino. Non c’è, però, solo la Legge.
Infatti, la giurisprudenza nel tempo ha affrontato e risolto moltissime questioni riguardanti liti tra inquilini e proprietari. Spesso sorgono delle problematiche legate ai comportamenti scorretti dell’una o dell’altra parte. Questi comportamenti spesso possono sembrare legittimi oppure, addirittura, sono previsti da qualche norma. In realtà, però, dalle circostanze concrete emerge come siano del tutto illegittimi e il coinquilino o il proprietario di casa stiano abusano dei loro diritti.
I comportamenti vietati al proprietario di casa
Indice dei contenuti
Ad esempio, un caso molto comune spesso analizzato dalla Cassazione, riguarda il proprietario di casa che entra senza permesso nell’immobile affittato. Questo è un atteggiamento molto diffuso dei proprietari di casa. Spesso gli inquilini tendono a considerare questo comportamento legittimo e sopportarlo. In realtà, i giudici hanno spiegato più volte che il proprietario di casa non può entrare nell’appartamento affittato senza permesso. Rischia il reato il proprietario di casa per violazione di domicilio.
Esistono, poi, altri comportamenti molto scorretti dei proprietari di casa che possono portare al reato. La Cassazione ha, ad esempio, spiegato come l’esercizio ripetuto di azioni in giudizio infondate contro l’inquilino, esercitate al solo scopo di farlo andare via, può costituire reato. Si parla di mobbing, cioè di atti persecutori, più in particolare nella forma del mobbing immobiliare.
Rischia il reato il proprietario di casa per questo comportamento
Nel caso concreto, i proprietari dell’immobile avevano minacciato più volte l’inquilino. Sia di ricorrere a strumenti legali per ottenere vantaggi ingiusti, che anche a mezzi illegali, allo scopo di farlo andare via. Infatti, volevano chiudere anticipatamente il contratto di locazione per poter sfruttare l’immobile in maniera economicamente più redditizia.
La Cassazione, con la sentenza 5.044 del 2017, ha spiegato che questo comportamento porta al reato di atti persecutori. Questo reato è punito severamente con la reclusone del codice penale.
Infatti, l’utilizzo di pressioni tanto legali quanto illegali aveva pregiudicato il quieto vivere dell’inquilino e creato un danno economico e non economico. Dunque, oltre alla reclusione, la Cassazione ha condannato i proprietari dell’immobile a un ingente risarcimento del danno.
Questo comprendeva il tempo e le spese effettuate in giudizio per resistere alle liti temerarie e anche il risarcimento del pregiudizio psicologico patito a causa delle pressioni illegittime per chiudere il contratto d’affitto.
Lettura consigliata