Quando due soggetti stipulano un contratto di lavoro subordinato, nascono una serie di doveri e di diritti in capo ad entrambe le parti. Sul lavoratore ricade l’obbligazione principale di prestare la propria opera lavorativa. Non solo, ma anche attenersi alle direttive organizzative del capo e non abusare dei propri diritti riconosciuti dalla legge. Il datore di lavoro ha, invece, due principali doveri. Il primo è quello di corrispondere lo stipendio al dipendente, il secondo è quello di predisporre tutte le necessarie misure di sicurezza.
Il principale punto di riferimento per gli obblighi di tutela della salute che ricadono sul datore di lavoro è costituito dal Decreto Legislativo 81 del 2008. Questa è una legge organica che vuole dettare una serie di tutele uniformi a favore del dipendente nei confronti del suo capo. La legge definisce il datore di lavoro come il titolare del rapporto di lavoro, che ha la responsabilità dell’organizzazione o dell’unità produttiva. Questo ha poteri decisionali e di spesa.
Rischia da 3 a 10 anni di reclusione il datore di lavoro che commette questa grave violazione della legge
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L’articolo 15 del Decreto 81 prevede una serie di misure che il datore di lavoro deve mettere in capo per garantire la tutela della sicurezza dei propri dipendenti. Tra queste deve valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Deve programmare la prevenzione nella propria azienda anche in base all’ambiente e all’organizzazione del lavoro. Deve eliminare o minimizzare i rischi dove sia possibile. Ha il dovere di scegliere attrezzature e metodi di lavoro che garantiscano la salute dei lavoratori. Deve fornire adeguate e dettagliate informazioni e istruire i lavoratori riguardo la gestione dei rischi connessi alla loro attività. La Legge 81 obbliga il datore di lavoro a tutta un’altra serie di adempimenti di questo tipo.
Molto interessante sul punto una recente sentenza della Cassazione, numero 2547 del 2022. I giudici spiegano che rischia da 3 a 10 anni di reclusione il datore di lavoro che violi gli obblighi di sicurezza sul lavoro previsti dalla legge. In particolare, può incorrere nel reato dell’articolo 437 del codice penale. Per questa norma chiunque omette di collocare impianti, apparecchi o segnali diretti ad evitare incidenti e infortuni sul lavoro rischia da 6 mesi a 5 anni di reclusione. Se da questo comportamento deriva un disastro o un infortunio il colpevole rischia da 3 a 10 anni di reclusione.
Gli obblighi del datore di lavoro
Nel caso di specie, a seguito di perizia, nel cantiere del datore di lavoro i tecnici avevano riscontrato una serie di gravi violazioni degli obblighi di sicurezza. Ad esempio l’assenza sistematica di protezioni contro il pericolo di caduta dall’alto, l’utilizzo di rampe non a norma, carenze strutturali nel Piano Operativo di Sicurezza. Non solo, ma anche altri gravi problemi di prevenzione dai pericoli nel cantiere. Tutte queste lacune sugli oneri di sicurezza gravanti sul datore di lavoro, concludono i giudici, possono certamente integrare il reato dell’articolo 437 del codice penale.
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