Come abbiamo più volte affermato il lavoro è una delle attività più importanti che svolgiamo durante la nostra giornata, quantomeno in relazione alle ore che dobbiamo necessariamente dedicargli. È quindi importante scegliere il lavoro giusto per noi. È inoltre auspicabile creare delle relazioni positive con i colleghi e con il datore di lavoro. Ancora più importante è assicurarsi che, nello svolgimento del lavoro, vengano garantite tutte le misure di sicurezza necessarie a tutelare la nostra salute psicofisica.
Nonostante ci siano davvero tante leggi che prescrivono, nei modi più diversi, numerosi obblighi a carico dell’imprenditore al fine garantire la sicurezza sul lavoro, non sempre siamo in grado di sentirci del tutto sicuri. Complici le incessanti notizie che ascoltiamo al telegiornale che ci fanno riflettere su tutti i potenziali pericoli che corriamo ogni giorno. Ovviamente, non tutti i lavori sono uguali e non tutti corrono gli stessi pericoli. Lavorare in fabbrica presenta insidie che non deve affrontare chi invece lavora in ufficio.
L’infortunio sul lavoro
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Ma cosa si intende per infortunio sul lavoro? Ci riferiamo a tutti quegli eventi infausti che cagionano una lesione fisica o psichica del lavoratore, o addirittura la morte. Questo evento deve avvenire durante lo svolgimento del lavoro. Non solo, anche quando l’evento nefasto si verifica nel tragitto tra casa e lavoro viene considerato infortunio sul lavoro. La natura improvvisa e violenta dell’infortunio consente di distinguerlo dalla malattia professionale.
Rischia 3 anni di reclusione e di pagare un pesante risarcimento del danno il datore di lavoro che viola queste importanti leggi sul lavoro
La tutela del lavoratore non è solo preventiva. La legge, infatti, non solo obbliga il datore a predisporre tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza sul lavoro. Ma, inoltre, prevede che il comportamento imprudente del lavoratore che concausa l’incidente non diminuisce l’ammontare del risarcimento. In particolare, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8988 del 2020, ha affermato che bisogna escludere la sussistenza del concorso di colpa in alcune ipotesi.
La prima ipotesi è quella del datore di lavoro che impartisce un ordine al lavoratore. Se l’infortunio si verifica durante l’esecuzione di quell’ordine il lavoratore non ha alcuna responsabilità. La seconda ipotesi si verifica quando il datore ha predisposto un’organizzazione del ciclo lavorativo contraria alle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro. L’ultima ipotesi si realizza quando è la carenza di un’adeguata formazione ed informazione del lavoratore a determinare l’infortunio. Non solo il risarcimento del danno, ma, rischia 3 anni di reclusione il datore di lavoro che viola queste importanti leggi sul lavoro. La vittima diventa l’unico responsabile solo quando si sia comportata in maniera abnorme, cioè assolutamente imprevedibile rispetto alle attività che normalmente svolge durante l’orario di lavoro.
Approfondimento
L’INAIL e il datore di lavoro dovranno pagare pienamente anche questo tipo di infortunio sul lavoro