Al fine di accedere ad un trattamento pensionistico molti lavoratori versano periodicamente i loro contributi all’INPS o ad altre Casse previdenziali. Lo scopo è far crescere il montante e poter ricevere un pensione dignitosa a fine carriera. Tuttavia, non sempre è possibile fare delle previsioni a lungo termine. Ciò perché a volte la desiderata stabilità lavorativa arriva in tarda età, oppure perché subentrano fattori di discontinuità. In questi casi, per non rinunciare ad una pensione a misura dei propri bisogni, molti optano per la previdenza complementare che assicura assegni pensionistici più corposi. In questi casi è utile sapere che riceverà oltre 5.000 euro di Bonus fiscale a fine anno chi versa questi contributi per la pensione. Di seguito spieghiamo le ragioni e come funziona il sistema.
Quali possibilità di uscita dal mondo del lavoro
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L’ingresso nel nuovo anno porterà con sé diverse novità in ambito previdenziale lasciando invariati alcuni requisiti. Nel 2022 restano inalterati i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria con 20 anni di contributi e 67 anni di età minima. In un precedente articolo abbiamo spiegato anche a quanto ammontano gli assegni delle pensioni con 20 anni di contributi INPS. Chi invece non può contare su un montante minimo, ha accesso alla pensione INPS anche con soli 5 anni di contributi ma ad età differente. In questo caso, tuttavia, l’importo dell’assegno potrebbe essere oltremodo basso e non rispondere adeguatamente alle necessità personali. Ecco allora che molti lavoratori hanno la possibilità di optare per la cosiddetta previdenza complementare. In questo caso, coloro che versano simili contributi, possono avvantaggiarsi di una deduzione sulle imposte.
Riceverà oltre 5.000 euro di Bonus fiscale a fine anno chi versa questi contributi per la pensione
I contributi che il risparmiatore versa per forme pensionistiche integrative sono deducibili dal reddito ai fini IRPEF per un massimo di 5.164,57 euro. Questo è quanto stabilisce l’articolo 10, comma 1, lettera e-bis del TUIR. Ciò significa che in fase di dichiarazione dei redditi è possibile ridurre il carico fiscale che grava su ciascun contribuente che nell’anno effettua tali versamenti. Questo è un aspetto molto importante che ha a che fare con la base imponibile secondo gli scaglioni IRPEF di reddito.
Immaginiamo il caso, ad esempio di un contribuente con reddito imponibile pari a 32.000 euro. Versando i contributi per la pensione integrativa egli ha la possibilità di fruire del massimo della deducibilità, ossia, 5.164,57 euro. Tale deducibilità gli consentirebbe di avere uno sgravio sulle imposte, pur conservando il medesimo reddito. Difatti, se sottraiamo al reddito complessivo l’importo deducibile della previdenza complementare, l’imponibile sul quale il Fisco calcolerebbe la tasse ammonterebbe a circa 26.800 euro. È dunque importante inserire in fase di dichiarazione dei redditi gli importi versati per la pensione integrativa di modo da abbassare il carico fiscale.
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