L’idea è di recuperare i soldi per la riforma delle pensioni, per la flat tax e per le bollette tagliando il reddito di cittadinanza. Evidentemente al Governo pensano che la misura sia uno spreco o quanto meno sia da correggere profondamente a tal punto che adesso rischiano di perderlo parecchi beneficiari. Perché a cambiare potrebbero essere anche e soprattutto i requisiti per poterlo percepire. A partire dal limite anagrafico utile.
Reddito di cittadinanza e nuovi limiti di età per limitare gli errori del passato
Indice dei contenuti
Quasi a voler cancellare qualsiasi collegamento con il passato e con i vecchi provvedimenti dei precedenti Governi dell’ultima legislatura, anche il reddito di cittadinanza finisce nel mirino del nuovo Governo della Premier Giorgia Meloni. A dire il vero Fratelli d’Italia, così come la Lega ed in parte Forza Italia, sono stati da sempre contrari a questa misura o quanto meno contrari al meccanismo di questa misura. Meglio ancora se correggendola e cambiandone i requisiti, da stime fatte il Governo mira a recuperare un miliardo di euro.
Si parla con insistenza di taglio del reddito di cittadinanza a chi può lavorare. Non si può considerare uguale una persona che non può lavorare con una abile al lavoro e finiscono nel mirino i più giovani. Nessun intervento retroattivo pare venga previsto, ma la linea è tracciata ed il Governo va verso il garantire il sussidio solo a chi effettivamente, per età o per condizioni di salute, o ancora per vincoli familiari (bambini piccoli), non può lavorare.
Chi finirà con il perdere il sussidio
Quando si parla di reddito di cittadinanza e nuovi limiti di età gli under 60 sono quelli chiamati in causa. Coloro i quali hanno una età compresa tra i 18 ed i 60 anni non compiuti, se possono lavorare, niente sussidio. Se non sono invalidi, se non hanno figli minori a carico che non possono essere lasciati soli o se non sono dei caregivers, allora il rischio concreto è che il sussidio per loro venga meno. Tagli in arrivo però anche per tutti gli altri, con la struttura del sussidio che potrebbe cambiare. Infatti si pensa a ridurre i tempi di fruizione.
C’è chi vorrebbe fare lo stesso con la NASPI che prima della riforma era di 6 mesi come durata. Ridurre da 18 a 12 mesi la durata tra primo e secondo periodo di fruizione è un primo passo. Che poi porterà il sussidio a 6 mesi dal terzo rinnovo. Ed allungando a 6 mesi l’intervallo senza sussidio dei beneficiari. Sei mesi che dovrebbero essere dedicati alla formazione e alla partecipazione a dei corsi, magari remunerati dai fondi europei.