Sui social network molti giovani stanno condividendo quello che sembrerebbe essere il nuovo trend dell’estate. Secondo loro, sarebbe un sistema infallibile per evitare contravvenzioni, che funziona sia per divieto di sosta sia per l’autovelox. In realtà questo ‘gioco’ rischia di essere ben più pericoloso del previsto. Per raccattare qualche like, questi giovani non si rendono conto che il codice della strada parla molto chiaro. Chi fa come loro in realtà contravviene a leggi molto gravi e rischia la reclusione fino a 3 anni al conducente dell’auto.
In sostanza, per questi ragazzi basterebbe modificare la targa dell’auto con un pezzetto di nastro adesivo o del pennarello nero indelebile. Questo significa rendere impossibile l’identificazione del veicolo, e in questo modo i vigili non potrebbero procedere con l’invio delle sanzioni. Ebbene, niente di più sbagliato. La modifica della targa infatti è una pratica illecita, anche se molti si domandano se questo sia un reato vero e proprio. Potrebbe infatti sorgere il dubbio che modificare, contraffare o falsificare la targa del veicolo costituisca un ‘semplice’ illecito amministrativo.
Non bisogna farsi trarre in inganno. In questi casi, la cosa migliore da fare è sempre analizzare cosa è stato detto dalla giurisprudenza in materia. Mai come in questo caso, per fugare il dubbio, è intervenuta la Corte di Cassazione, che ha spiegato esattamente cosa rischia chi commette questo comportamento illecito.
Reclusione fino a 3 anni al conducente se circola con questo difetto all’auto
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In molte sentenze pregresse e contenziosi del genere, la Suprema Corte ha stabilito chiaramente che modificare o contraffare la targa costituisce reato di falsità materiale. Quindi, non un semplice illecito amministrativo ma un reato sanzionato dal codice penale. Per il reato di falsità materiale è prevista la reclusione quasi fino a 3 anni (art. 482 c.p.) e a pagarne le spese sarà proprio il conducente. L’unico modo per lui di ‘salvarsi’, sarebbe dimostrare di non aver applicato materialmente la contraffazione.
Gli Ermellini della Corte di Cassazione hanno esaminato il caso di un conducente che aveva modificato la sua targa con del nastro adesivo, in modo da renderla irriconoscibile. In particolare, il suo scopo era evitare che l’autovelox potesse identificarlo e che gli organismi preposti potessero inviargli la tanto temuta sanzione. Attenzione, perché c’è un’ulteriore gravosità: se il veicolo dovesse infatti risultare rubato, il reato di cui si dovrà rispondere sarà anche quello di riciclaggio. In questo estremo caso, la pena aumenta in modo esponenziale.
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