Le previsioni SVIMEZ, presentate ieri alla Camera sulle anticipazioni del rapporto 2021, mostrano un’Italia che riparte ma a due velocità. I dati confermano le previsioni del FMI del 27 luglio ma con maggiore cautela. Il PIL italiano crescerà, secondo SVIMEZ, del 4,7% ma le differenze saranno ancora forti tra Centro Nord e Sud (Centro-Nord +5,1%, Sud +3,3%). Nel 2020 la crescita al Centro Nord sarà trainata da export e investimenti, soprattutto per i macchinari, mentre al Sud influiranno positivamente le costruzioni e le opere pubbliche. Negli anni 2021-2022 solo il Centro-Nord recupererà integralmente il PIL perso nel 2020 arrivando ai livelli pre-crisi. Il Sud rimarrà indietro e a fine 2022 avrà ancora da recuperare circa l’1,7% del PIL. Il gap si sommerà ai 10 punti persi nella crisi del 2008 e ancora oggi non recuperati.
Rapporto SVIMEZ: ripresa economica a due velocità
L’Italia è l’unico caso, rispetto agli altri Paesi dell’UE, che, prima della pandemia, non aveva recuperato la crisi degli anni 2008-2014.
La ripresa è stata stentata e a ritmi decrescenti nel triennio 2015-18 ed ha avuto epilogo nella stagnazione del 2019. 3,6 i punti di PIL che il Paese doveva ancora recuperare nel 2019 rispetto ai livelli pre-2008. Il ritardo accumulato dal Paese in Europa è andato di pari passo con la crescita dei divari tra le Regioni che si trascina ancora oggi. L’amplificazione dei divari regionali è stata aggravata dalla pandemia. Il ritardo storico si riflette oggi sulla ripartenza ed è la causa di molte delle emergenze produttive e sociali presenti sui territori, soprattutto nel Mezzogiorno.
I dati del rapporto SVIMEZ dicono che il Sud sarà meno reattivo rispetto al Centro Nord nella ripresa economica, accumulando un nuovo ritardo che si somma ai ritardi dell’ultimo ventennio, con un’Italia, quindi, a due velocità. Sarà necessario che le politiche pubbliche, nei prossimi anni, abbiano un duplice obiettivo: la crescita nazionale e la coesione economica, sociale e territoriale su tutto il territorio. Le riforme e i piani di investimento pubblico, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il nuovo ciclo di programmazione 21-27 della politica di coesione europea dovranno camminare insieme. Solo così il Sud potrà finalmente ripartire davvero.