È uscita su Netflix la nuova serie di Michele Rech, in arte Zerocalcare, che dopo Strappare lungo i bordi infila nuovamente il dito nella piaga delle ipocrisie e debolezze della gente. Prendiamoci qualche minuto per analizzare assieme il messaggio del fumettista, sempre attivo sul lato sociale e politico, per parlare della sua ultima creazione. In Questo mondo non mi renderà cattivo, Zerocalcare racconta le domande esistenziali, l’egoismo e le contraddizioni dell’animo umano.
Filosofia urbana
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“Non posso continuare. Continuerò.”, così scriveva Beckett, come monito che nella nostra vita ci confrontiamo spesso con il fallimento, cercando di superarlo per colmare il senso di vuoto che pervade il mondo. I personaggi di Zerocalcare sono eroi postmoderni colmi di solitudini e paure esistenziali, scaldati da pochi e stretti legami intimi di quartiere. “Una pozza di anime che annaspano al buio e devono imparare a vivere assieme”. È pura filosofia urbana, comprensibile a tutti e – proprio per questo – già fenomeno di massa, la nuova serie di Michele Rech.
Che, se la prima volta con Strappare lungo i bordi l’aveva colpita piano buttandosi sui sentimentalismi, stavolta diventa una sorta di deus ex machina delle meschinità umane. Non si esime però neppure lui stesso da critiche suscitate dall’Armadillo, personaggio sarcastico, simbolo della sua coscienza interiore e doppiato da un magistrale Valerio Mastandrea. In Questo mondo non mi renderà cattivo si parla di Cesare, vecchio amico di Zerocalcare, che torna dopo vent’anni in comunità a Rebibbia e si unisce a un gruppo di nazisti (“i fascisti ormai sono presi poco sul serio”, sostiene ironicamente il fumettista). Quando trentacinque persone appena sbarcate dalla Libia vengono sistemate in un centro di accoglienza dietro la scuola del quartiere, allora cominciano i guai.
Questione di sfumature
Impeccabile la capacità di caratterizzazione dei personaggi che solo Zerocalcare sa dare. Ritroviamo personaggi come Il Secco, suo amico storico e “pragmatico”, riconoscibile dalla sempiterna frase “Annamo a pijà er gelato?”, che più volte nella serie fa riflettere con la sua leggerezza. Che, come sosteneva Calvino, “leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto”. E Il Secco lo fa egregiamente, cercando di fare ragionare meno Zerocalcare, reo di troppe “pippe mentali”. E poi c’è Sarah, l’amica tuttologa e un poco arrogante, “pilastro” del fumettista, che in questa serie si spoglia di tutte le sue certezze e rimane nuda nelle sue (belle) fragilità.
Compari di una vita, che si (ri)conoscono e riescono a creare un loro microcosmo di felicità nelle piccole cose: “Questa sensazione delle facce morbide, distese, con ‘sto sorriso, è strana. […] invece tranquilli e sereni non ce stamo mai. Per questo me lo ricordo così bene.” E poi ci sono loro, i “cattivi”, i “diversi”: ma Zerocalcare è maestro sapiente di relativismo e ci pone enigmi e punti di vista altrui. Cosa sappiamo davvero della vita degli altri? E se fossimo noi, i cattivi? Esistono davvero il bene e il male, o è solo una questione di sfumature? Cesare infatti mostra da ragazzino più volte le sue fragilità e sensibilità, ma ha costruito addosso una corazza impenetrabile per non soffrire ed essere socialmente accettato. “Con me se sentiva in pace con le sue vulnerabilità. Perché pure se stavamo in due involucri totalmente diversi, dentro c’avevamo le stesse insicurezze…”
Relativismo e scaramanzia
E quando Zerocalcare si erge a giudice degli altri, rimproverando l’ex amico Cesare per le sue nuove frequentazioni o Sarah per non aver preso le parti dei deboli, che tutto il suo mondo di certezze crolla. “Mi sento come se c’avessi in mano le istruzioni di ciò che è giusto e sbagliato, tutte chiarissime, eh, come quelle di un mobile IKEA. Solo che i pezzi nella scatola non sono quelli indicati sul foglio. Sono un macello aggrovigliato di dolori, solitudine, frustrazione, abbandono e senso di colpa”. Perché la verità è che nelle nostre contraddizioni e meschinità siamo tutti “umani, troppo umani”, per citare Nietzsche. Il ritratto di una generazione moderna che incassa colpi e appena vede una speranza se la tiene stretta, ma non troppo. “Basso profilo.
È pure un modo mio per non stuzzicà il karma, che se te vede arrogante magari se fa rode er culo.”, dice Zerocalcare per proteggere emotivamente Sarah, eccitata per una nuova svolta lavorativa dopo anni di sacrifici. Sempre pungenti e poco velate le critiche del fumettista anche ai nuovi social network: “Questa è la primavera dell’omertà, ciò che non ci dite oggi è quello che vedremo domani su Tik Tok coi congiuntivi sbagliati.”
Il valore della cometa
Questo mondo non mi renderà cattivo racconta quindi la difficoltà di rimanere fedeli ai propri ideali e valori, in mezzo alle contraddizioni della vita. A volte, si rischia di compiere scelte sbagliate per togliersi da situazioni scomode, rinnegando se stessi. L’invito del fumettista è di evitare l’apatia e trasformarla in empatia, accettazione del diverso e solidarietà verso l’altro, non lasciando indietro nessuno. E proprio per questo bisogna tenere fede alla memoria di chi c’è stato e non c’è più, perché dimenticare non è un’opzione. “A me fanno molta paura ‘ste cose. ‘Sto mare che con naturalezza implacabile dilaga e cancella tutto, perché non so come arginarlo.
Me fa paura che una persona che è stata così presente nella vita mia, con cui ho condiviso così tanto, a un certo punto sparisce. Come se fosse una cometa, no? Che ha attraversato la vita nostra e tu eri abituato a vederla, ma poi sparisce dietro l’orizzonte. Poi rimane la scia, la vedi per un po’. E poi manco più quella. E la vita continua come se non fosse mai esistita. Cioè la nostra, di vita. È che nessuno pensa mai alla vita della cometa, a che je succede dopo che è passata”. Un monito a chi abbiamo lasciato indietro, è mancato o abbiamo semplicemente perso per strada. Questa parte della serie ricorda un’opera dell’artista Vincenzo Agnetti, “Dimenticato a memoria”. Una tela nera pece con impresse le parole del titolo, che sono tutto. E anche niente.
Questo mondo non mi renderà cattivo. O forse sì? Zerocalcare racconta le domande esistenziali, l’egoismo e le contraddizioni dell’animo umano.
Condite questa serie fuori dagli schemi con una colonna sonora epica e ricchissima, che spazia dagli Oasis ai Cure, fino ai Cigarettes After Sex, i The Connels e Lou Reed, e il gioco è fatto. E sperate di avere a fianco un amico tautologico come Il Secco e un Armadillo sarcastico con cui affrontare la vita. Un invito universale a vivere appieno: “la corrente fa paura perché non sai dove ti porta. Ma almeno vuol dire che non stai andando a fondo.”