L’estate sta arrivando e molti vogliono approfittare del periodo feriale per dedicarsi a un piacere che durante l’anno potrebbe scarseggiare: la lettura. Molti potrebbero avere dei libri in arretrato, altri invece la voglia di scoprire qualcosa di nuovo da leggere nei giorni di vacanza. Per questo oggi parliamo di un’autrice americana che ha ispirato alcune fra le storie più famose del Novecento. Infatti questi libri, di una maestra dell’horror, hanno persino fatto tremare lo scrittore di “It” e “Misery non deve morire”. Scopriamo insieme qualcosa in più di questa narratrice.
Un focus sulla scrittrice
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Stiamo parlando di Shirley Jackson, principalmente nota per i racconti e i libri incentrati sul genere della ghost story. Questo filone si trova principalmente in lingua inglese, nella letteratura anglosassone e americana. È stato infatti teorizzato nel 1929 da M.R. James in “Some Remarks on Ghost Stories” e ha degli elementi facilmente individuabili. Uno di questi è l’ambientazione contemporanea unita ad una assoluta mancanza di fatti di sangue. Questo ha portato allo sviluppo di un filone dell’orrore su una linea puramente psicologica, con una completa assenza di fenomeni splatter. La penna della Jackson infatti riesce a catturare perfettamente una atmosfera perturbante e macabra, senza sentire la necessità di doverla giustificare.
Questi libri di una maestra dell’horror hanno fatto spaventare anche Stephen King con un’atmosfera grottesca e crudele
Fra i suoi libri sicuramente il più famoso è “L’incubo di Hill House”, storia presente anche su Netflix in una riscrittura non priva di reinterpretazione. In questo contesto un professore specializzato in paranormale vuole studiare a fondo una famosa casa infestata. Ad accompagnarlo sono un giovane ereditiero, una avvenente ragazza dotata di poteri telepatici e la protagonista, che durante l’infanzia era stata testimone dell’apparizione di un poltergeist.
Fra i suoi prolifici racconti si può anche trovare “La lotteria”, una breve storia che trasla questo genere di inquietudine nel quotidiano, portando a galla il terrore nel rapporto con gli altri, fatto spesso di violenza e ipocrisia. Qui un evento gioioso come la lotteria di un piccolo paese viene trasformato in una lapidazione. Il divario fra l’io narrante e il mondo che lo circonda è sempre molto forte e questo si vede alla perfezione in “Abbiamo sempre vissuto nel castello”, dove la famiglia protagonista è fisicamente confinata dal resto dell’umanità all’interno di un maniero. I rapporti al suo interno però sono ugualmente distruttivi.
Lettura consigliata
Questo libro commovente e profondo ci scalderà il cuore lasciandoci con le lacrime agli occhi