Per andare in pensione occorre versare un numero minimo di contributi. In base alla modalità di pensionamento, il numero degli anni contributivi varia. Per esempio per andare in pensione a 67 anni occorrono almeno 20 anni di contributi. Per andare in pensione a 71 anni occorrono almeno 5 anni di contributi versati. Ma cosa accade se i contributi versati non sono sufficienti? In questo caso solo questi lavoratori possono richiedere nel 2021 la restituzione di contributi previdenziali versati ma non usati.
Il problema dei contributi silenti
Indice dei contenuti
Andare in pensione con un buon assegno previdenziale è l’obiettivo di ogni lavoratore. Molti riescono anche ad andare in pensione anticipatamente, grazie a particolari opzioni. Per esempio, ecco chi potrà andare in pensione anticipata nel 2022 con questa opzione che scade il 31 dicembre.
Che un lavoratore vada in pensione anticipata o attraverso un percorso regolare, comunque è necessario che abbia versato un numero di contributi annuali sufficienti. Potrebbe perciò accadere che alcuni lavoratori non possano godere della pensione perché manca questo prerequisito fondamentale. Facciamo l’esempio di un lavoratore che abbia versato 19 anni di contributi. Questo pur avendo raggiunto i 67 anni di età non può avere l’assegno pensionistico, perché non ha 20 anni di contributi.
Questi contributi versati e non utili all’ottenimento dell’assegno pensionistico sono i cosiddetti contributi silenti. L’INPS non restituisce i contributi versati non utilizzati per ottenere la pensione e la Cassazione in passato ha dato ragione all’ente pensionistico. La ragione è che comunque questi contributi possono essere integrati con altri versamenti per esempio riscattando periodi scoperti o versando contributi volontari.
Questi lavoratori possono richiedere nel 2021 la restituzione di contributi previdenziali versati ma non usati
L’ente statale non restituisce i contributi versati, ma alcune casse professionali, invece, ne permettono la restituzione. Infatti i professionisti versano anche contributi agli enti previdenziali dell’ordine professionale di appartenenza.
Ci sono dei casi particolari in cui alcune casse previdenziali professionali restituiscono i contributi versati ai fini pensionistici ma non utilizzati. La cassa dei commercialisti restituisce i contributi versati in caso di cancellazione del professionista dalla cassa stessa. La restituzione avviene su richiesta ed entro 10 anni dalla data di cancellazione. Anche la cassa dei ragionieri permette la restituzione dei contributi versati ma non utilizzati, anche se solo a determinate condizioni.
L’Enpam, l’ente previdenziale dei medici, permette la restituzione dei contributi versati. Può ottenere la restituzione chi si è cancellato dall’ordine e non ha raggiunto il diritto alla pensione ai 68 anni. L’Enpap, la cassa previdenziale degli psicologi, restituisce solamente i contributi versati in eccedenza. La cassa previdenziale degli avvocati restituisce solamente i contributi versati erroneamente.
Tra chi ha versato i contributi necessari e non ha il problema sopra esposto, ci sono fortunati che potranno anticipare la pensione dal 2022. Ne parliamo in questo articolo: “Ecco chi può anticipare la pensione nel 2022 grazie a questa possibilità e quanto sarà l’assegno“.
Approfondimento
Chi vuole andare in pensione ha due grossi problemi ma questa è la soluzione