Quasi tutti oramai sanno che le materie plastiche sono inquinanti. Bottiglie, sacchetti, contenitori ed altri involucri di plastica, rappresentano un problema per il loro smaltimento. Ma quasi nessuno sa che molti di questi prodotti potrebbero essere potenzialmente nocivi per l’uomo. Questi comuni contenitori per cibo possono essere pericolosi per la salute, tossici e cancerogeni. Lo ha rivelato una recente ricerca di un’Università svizzera che ha analizzato le sostanze chimiche contenute negli involucri di plastica. Queste sostanze sono aggiunte dai produttori per diversi scopi, come antiossidanti, ritardanti di fiamma, plastificanti. La sconcertante scoperta di questo studio è che molti di questi prodotti chimici sono potenzialmente nocivi per la salute umana.
Questi comuni contenitori per cibo possono essere pericolosi per la salute
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Un gruppo di ricercatori dell’Università svizzera ETH di Zurigo guidato dalla professoressa Stefanie Hellweg, ha analizzato le sostanze contenute nei comuni contenitori di plastica. Lo studio ha individuato ben 10.500 sostanze chimiche e di queste ben 2.480 possono creare pericolo per la salute umana. Circa il 24% delle sostanze contenute in bottiglie di plastica, contenitori di cibo, sacchetti, ecc. è potenzialmente letale per la salute dell’uomo. Secondo Helene Wiesinger, una delle autrici dello studio, un quarto delle sostanze chimiche presenti nei comuni involucri di plastica possono essere tossiche. Alcune di queste possono causare il cancro e danneggiare organi umani.
In particolare lo studio rivela la presenza di ben 679 sostanze nei contenitori di plastica usati per gli alimenti. Di queste sostanze, 300 sono tossiche per specifici organi umani e 120 sono cancerogene. In pratica i produttori di contenitori di plastica utilizzati per il contenuto degli alimenti, utilizzano additivi chimici che mettono a rischio la salute dell’uomo. Infatti, come risulta dalla ricerca, molte di queste sostanze possono creare problemi a organi specifici e indurre la formazione del cancro. La cosa peggiore è che la metà di queste sostanze potenzialmente preoccupanti non sono regolamentate nell’Unione Europea e neanche negli Stati Uniti.
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