È noto come i datori di lavoro devono stipulare, presso l’INAIL, una assicurazione per la responsabilità civile per gli infortuni sul lavoro. L’obbligo esiste per i datori di lavoro che si occupano di attività che la legge qualifica come rischiose. L’assicurazione non copre, però, quegli infortuni causati dal datore di lavoro in violazione delle norme di prevenzione e igiene sul lavoro. Questo quando in sede civile e penale sia riconosciuta la responsabilità del capo.
Esiste, poi, l’importante principio dell’automaticità delle prestazioni per cui l’INAIL tutela sempre i lavoratori in caso di infortunio o di malattia. Anche quando il datore di lavoro non abbia versato regolarmente i premi assicurativi dovuti. Queste sono le somme di denaro che l’INAIL e il datore di lavoro devono corrispondere al dipendente, in particolare, in caso di invalidità permanente.
L’INAIL e il datore di lavoro
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L’invalidità permanente è un danno non guaribile all’integrità psicofisica del lavoratore. Intanto, in caso di infortunio sul lavoro che causi questo tipo di invalidità l’INAIL corrisponde un indennizzo in rendita. La menomazione dell’integrità psicofisica del dipendente deve essere compresa tra il 16% e il 100%. La quantificazione della percentuale di invalidità e quindi dell’indennizzo viene effettuata con la tabella delle menomazioni. Questa è prevista dal Decreto legislativo 38 del 2000.
Oltre a questo, bisogna ricordare come l’invalidità permanente si componga di due profili di danno. Il danno non patrimoniale e il danno patrimoniale. Il primo a sua volta è diviso in due categorie. Intanto, il danno morale, cioè la sofferenza interiore che l’infortunio e quindi la menomazione ha causato alla vittima. E poi il danno biologico ed esistenziale. Questi sono rispettivamente il danno al fisico dell’individuo causato dall’infortunio. Mentre il secondo è il danno che l’infortunio arreca alla vita di relazione della persona.
Queste sono le somme di denaro che INAIL e datore di lavoro devono corrispondere al dipendente in caso di infortunio sul lavoro e invalidità
Si pensi al caso in cui dopo l’infortunio sul lavoro il dipendente diventi sordo. Soffrirà interiormente per la propria condizione (danno morale), avrà ricevuto un danno importante alla propria identità fisica (danno biologico). Non potrà più sentire i suoni e, dunque, ad esempio la voce delle altre persone, ciò comporterà un forte peggioramento della vita di relazione (danno esistenziale).
Al lavoratore spetterà anche il risarcimento del danno patrimoniale, cioè quanto l’infortunio ha impattato sulla sua condizione economica. La Cassazione, con la sentenza 12632/2020, ha spiegato che all’interno del danno patrimoniale rientrano il danno emergente e il lucro cessante. Il danno emergente, in caso di infortunio, è rappresentato dalle cure, visite mediche e tutto ciò che è necessario per far fronte al danno riportato. Il lucro cessante è la diminuita capacità lavorativa che accompagnerà il lavoratore per la sua vita. Se a seguito dell’infortunio, cioè, il lavoratore diminuisce la propria capacità di lavorare, sia specifica che generica, avrà diritto ad un risarcimento proporzionale del danno.
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