Questa moneta delle vecchie lire potrebbe valere fino a 750 euro

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Eccoci con il nostro consueto appuntamento settimanale dedicato alla numismatica. Sempre più persone si stanno avvicinando a questo settore del collezionismo. Del resto, guadagnare qualche quattrino in più in maniera assolutamente legale e senza fare troppa fatica fa gola a molti. In più di un’occasione, noi di ProiezionidiBorsa abbiamo dimostrato che ci sono tantissimi oggetti di uso quotidiano che, col trascorrere del tempo, hanno acquisito un valore enorme.

Al tempo stesso abbiamo più volte dato dimostrazione che anche le monete sono una potenziale fonte di ricchezza. Ciò vale per qualsiasi tipo di moneta: antica o in uso corrente, euro o lire. Senza poi dimenticare le edizioni limitate che sono state emesse in occasioni commemorative particolari. In questo articolo ci occuperemo di una moneta vecchia. Si tratta infatti di un pezzo delle vecchie lire. Nelle prossime righe analizzeremo un caso particolare.

Questa moneta delle vecchie lire potrebbe valere fino a 750 euro

La moneta che stiamo per esaminare è un comunissimo pezzo delle lire del Regno d’Italia del valore di 10 centesimi. Sul lato dove è riportato il valore nominale troviamo l’immagine di un’ape incisa. Sul lato diritto, invece, c’è il volto di Vittorio Emanuele III. La moneta in questione fu coniata nel periodo compreso dal 1919 al 1937.

Caratteristiche della 10 lire “Ape”

La moneta da 10 lire a cui ci riferiamo è in rame. Pesa 5,4 g e ha un diametro pari a 22,5 mm. Come già accennato, su un lato troviamo il profilo sinistro di Re Vittorio Emanuele III. Lungo il bordo è riportato il nome del sovrano e sotto il collo possiamo notare la firma dell’autore, tal Attilio Silvio Motti. Sul rovescio della moneta ecco comparire l’incisione di un’ape, riprodotta nell’atto di raccolta del nettare da un fiore. Sullo stesso lato in cui è raffigurato l’insetto troviamo anche il monogramma della zecca di Roma ® e il valore nominale del pezzo (10 lire).

Il lato della moneta con l’ape fu realizzato da un secondo autore: Renato Brozzi. La sua firma si nota sulla destra, vicino al bordo. Infine, sotto l’ape, nella parte centrale, c’è il millesimo di conio, che sta ad indicare l’anno di emissione.

Scopriamo insieme quanto varrebbe la 10 lire “Ape”

Come già anticipato, questa moneta delle vecchie lire, una volta rivenduta, potrebbe arrivare a farci guadagnare fino a 750 euro. Tuttavia, non tutti i pezzi hanno questo valore. Molto dipende dallo stato di conservazione ed anche dall’anno di conio. L’esemplare più remunerativo (quello da 750 euro) rientra nella serie emessa nel 1919. Buona la valutazione anche di queste monete di altri anni. Ecco qualche esempio:

  • pezzi del 1932 potrebbero valere fino a 160 euro;
  • monete del 1928 fino a 120 euro;
  • esemplari del 1925, 1926, 1927, 1933, 1936 e 1937 fino a 80 euro;
  • i pezzi emessi negli anni 1929, 1930, 1931, 1934 e 1935 potrebbero arrivare a 50 euro.

In ogni caso, per ottenere il massimo del valore, le monete devono essere Fior di Conio (FdC). Nel caso invece la moneta non fosse in Fior di Conio, ma comunque in buono stato di conservazione, allora il valore potrebbe essere compreso tra 5 e 30 euro.

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