Quello che non tutti sanno degli imprenditori e dei famosi d’Italia che fanno beneficenza

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Uno dei più celebri passaggi dei Vangeli della religione cristiana recita: «non sappia la tua sinistra ciò che fa la destra». A dire che quando si fa del bene, non è necessario darne comunicazione urbi et orbi (a Roma e al Mondo). Però molte celebrity hanno all’attivo delle vere e proprie macchine da guerra sul fronte della beneficenza. Strutture che danno lavoro (e già questo è un bene), adeguatamente strutturate e con finalità precise. Certamente è una missione nobile, perché, di fatto, si riesce a soccorrere e far fronte a situazioni di forte difficoltà. Povertà, fame e altri bisogni essenziali che ci sono in molte parti del Mondo ma, a guardar meglio, anche vicino casa.

Chi sono

Tra gli imprenditori e famosi d’Italia che operano per il bene del prossimo ci sono Giorgio Armani e Renzo Rosso, patron del marchio Diesel. In più occasioni, il primo, stilista di cui si dice, almeno per il passato, vestisse la donna «moglie», fedele e sempre dignitosa, ha fatto donazioni di spessore. Per i profughi e la guerra in Ucraina, per esempio, cui di recente ha destinato circa 500mila euro. Sempre in prima fila per la solidarietà, il grande Giorgio certamente non ha bisogno di far leva su tale aspetto per guadagnarne in visibilità. Anzi, per quel poco che si sa della sua sensibilità, certamente è spinto dall’impulso di voler aiutare il prossimo.

Ma quello che non tutti sanno degli imprenditori o personaggi conosciuti che si adoperano nel fare beneficenza è che, più o meno consapevolmente, tali donazioni, in generale, rappresentano anche un ritorno d’immagine. Un altro famoso che fa beneficenza è Renzo Rosso che fa capo ad una fondazione, Only The Brave Foundation. Punta e spende molto per l’inclusione sociale. Ci sono anche altri famosi come Andrea Bocelli, le famiglie Benetton e Berlusconi che non si risparmiano.

Quello che non tutti sanno degli imprenditori e dei famosi d’Italia che fanno beneficenza

Altra cosa sono le iniziative di marketing sociale. Cioè attività volte al sostegno di una tematica sociale molto sentita, anche attraverso la raccolta fondi, riuscendo a promuovere deliberatamente il proprio brand. Nulla di male, però è bene a sapersi. In molti casi, il ramo solidale di un’impresa può essere parte di una strategia di marketing. E cioè promuovere l’immagine aziendale che, oltre ai profitti, ha un’anima benevola che paradossalmente depone a favore del marchio stesso. Intanto perché non è scontato che tutte le attività produttive in attivo facciano donazioni. Poi, perché fare il bene aiuta gli altri ma soprattutto sé stessi.

Ed è proprio il caso di dirlo. Al cliente piace sapere che il proprio brand o personaggio famoso di riferimento è persona che pensa al prossimo. Si tratta di una sorta di umanizzazione di ciò che appare come irraggiungibile e, in modo più o meno consapevole, è un segno «più». A tutto vantaggio dell’aspetto comunicativo del nome o del marchio.

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