Quando si pensa al futuro dei propri soldi in banca si ragiona in due modi distinti. Se si è fatto un investimento, si immagina il possibile guadagno a scadenza. In alternativa, si ragiona a quanto “saranno cresciuti” grazie ai nuovi risparmi.
E nel caso di una semplice giacenza su c/c e nessuna nuova entrata? Ad esempio quanto varranno a fine anno 50.000 euro depositati in banca su un conto corrente infruttifero?
L’azione dell’inflazione nel tempo è devastante su 50.000 euro depositati in banca
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Il risultato cui arriveremo sarà in buona parte scioccante.
A fine anno quei 50mila avranno perso 20 euro di imposta di bollo allo Stato (euro 2,85 X 7 mesi = 19,95 euro). Poi almeno altri 40-50 euro di spesa tenuta conto alla banca.
Calcoliamo infine il peso dell’inflazione, sapendo che secondo i calcoli preliminari dell’ISTAT a maggio è stata pari a +1,3% su un anno prima.
Ora, ipotizzandola anche pari allo 0,8% per tutto il resto dell’anno (una stima prudente), stiamo comunque parlando di una perdita sicura di 400 euro. Si tratta di soldi non pagati a nessuno ma persi per sempre in termini di potere d’acquisto.
Sommando le tre voci otteniamo un salasso pari a circa 465 euro. In 7 mesi è come dire addio allo 0,93% del nostro capitale iniziale, scioccante!
I risparmi vanno non solo guadagnati ma anche difesi
Dunque, 50mila depositati sul c/c sono quasi sempre “una sconfitta”. Spesso infatti si tratta di scelte di lungo periodo su cui agisce l’inflazione con danni devastanti.
Per chi ignora come difendere i propri soldi, non resta che affidarsi a un consulente finanziario indipendente e privo di conflitti d’interessi.
Per chi cerca il fai-da-te, valgono alcune regole chiave.
Primo, mai investire su prodotti di cui si ignorano i meccanismi di funzionamento. Secondo, mai seguire il sentito dire o imitare la scelta dell’amico o del vicino. Terzo, diversificare sempre evitando di depositare una cifra così corposa su un unico strumento.
Scindere il medio e lungo termine
Scolpiti i tre punti fermi di cui sopra, occorre capire tre cose. Primo qual è la propria propensione a rischio, poi il proprio obiettivo (difesa del potere d’acquisto o crescita del capitale?) e infine il grado di rischio.
Ora si passa all’opera e le alternative a dir poco si sprecano.
Per chi ha una fortissima preferenza per la liquidità, si potrebbero ad esempio accantonare 30mila euro su un conto deposito. Qui al link illustriamo i dettagli di un simile prodotto a 4 anni (svincolabile), ma il mercato pullula di soluzioni alternative.
Poi altri 15mila su un buono ordinario: non ha costi ed è rimborsabile in qualsiasi momento. Infine lasciare una cifra di una spanna inferiore ai 5mila euro sul c/c per tagliare i 34,20 annui di imposta di bollo.
Simili approcci sanno tuttavia di “soluzione-tampone” e non di progettualità di medio-lungo termine, dove di solito si ottengono i risultati migliori. Qui al link diamo alcuni validi spunti operativi per chi ha un minimo di propensione al rischio e cerca soluzioni vincenti nel tempo. In alternativa occorre affidarsi a consulenti finanziari indipendenti.
Allora, ecco quanto varranno a fine anno 50.000 euro depositati in banca su un conto corrente infruttifero.