Il coniuge che sopravvive alla morte del proprio marito o moglie, riceve una quota di eredità che può variare in base ad alcuni fattori. Nella presente guida analizzeremo quali sono questi fattori e quanto spetta di eredità al coniuge in caso di morte. Analizzeremo cosa spetta quando non ci sono figli, ascendenti o fratelli e cosa accade quando vi è un concorso tra figli coniuge superstite.
Come funziona il calcolo delle quote di eredità
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Quando decede una persona, vi è un necessario iter burocratico da rispettare e portare a termine. Uno degli adempimenti più diffusi interessa proprio la distribuzione del patrimonio tra i superstiti. Generalmente, al momento del decesso si suole aprire la successione ereditaria che può essere di tipo testamentario o legittimo. Questo dipende dall’eventuale lascito di un testamento da parte del defunto. Nel caso di successione legittima, interviene direttamente la Legge a stabilire quale sia la quota ereditaria che si assegna a ciascun familiare o persona cara. In tal caso, infatti, si parla di eredi legittimi. Tra questi nella più parte dei casi vi rientrano il coniuge, i discendenti e gli ascendenti.
Tale distribuzione delle quote segue quanto disciplinano gli articoli dal 565 al 586 del codice civile. A questa normativa si aggiunge quella che riguarda gli eredi legittimari, ossia quelli a cui neanche un testamento contrario può togliere il diritto di quota. Tale applicazione legislativa si ritrova negli articoli dal 536 al 564 del libro secondo del codice civile. Ebbene, sulla scorta di quanto dispone la Legge, quanto spetta di eredità al coniuge in caso di morte?
Quando il coniuge ha diritto a tutta l’eredità e quando no
Per rispondere alla domanda iniziale, dobbiamo vedere da quanti soggetti si compone l’asse ereditario. In questo caso seguiamo la regola della quota legittima in assenza di testamento. Partiamo dunque dall’analizzare il caso in cui sia presente esclusivamente il coniuge senza cioè che vi siano figli, ascendenti o fratelli. In tale situazione, l’intera eredità. Tale regola vale anche nel caso in cui si tratti del coniuge separato purché senza addebito. Nel caso in cui vi fosse la comunione dei beni, a quel punto si scioglie la comunione. Questo determina un’aggiunta del 50% alla metà di patrimonio sulla quale si apre la successione legittima in caso di altri sucessibili.
Si esclude dalla successione il coniuge divorziato con definitiva sentenza. Relativamente alle coppie di fatto, invece, si segue la Legge n. 76/2016, ossia la Legge Cirinnà. In questo caso la coppia unita da unione civile è equiparabile a quella con vincolo matrimoniale.
Nel caso in cui siano presenti dei figli, invece, quanto spetta di eredità al coniuge in caso di morte? Nel caso in cui concorra un solo figlio all’eredità, allora l’ammontare del patrimonio si divide in due quote tra coniuge e figlio in parti uguali. Se concorrono due o più figli, al coniuge va 1/3 dell’eredità mentre la restante parte si distribuisce equamente tra i figli. Questo secondo quanto stabilisce l’art. 581 del codice civile. In sostanza, i figli concorrono esclusivamente con il genitore superstite e non con altri parenti. Questo significa che se non dovesse esserci il genitore superstite, allora l’eredità si spartisce esclusivamente tra i figli superstiti.
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