Sono molti i lavoratori che scelgono di non accedere alla pensione anticipata ordinaria, quella prevista dalla Legge Fornero. La loro paura principale è quella di vedersi applicare sull’assegno delle penalizzazioni che ne riducono l’importo. Perchè, si sa, la pensione anticipata ha sempre un costo. Ma quanto costa accedere alla quiescenza con un certo anticipo e, soprattutto, quanto si perde andando in pensione INPS prima? Iniziamo con il dire, fin da subito, che la pensione anticipata ordinaria non prevede penalizzazioni. Ma porta lo stesso ad un taglio dell’assegno.
Le penalizzazioni
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Con la Legge di Bilancio 2017 sono state definitivamente cancellate le penalizzazioni applicate alla pensione anticipata. Il taglio era dell’1 o del 2% per ogni anno di anticipo per il lavoratore che non aveva raggiunto i 62 anni di età. Andare in pensione con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, un anno in più pe gli uomini, poteva non essere conveniente.
Ci sono stati diversi interventi legislativi sulle penalizzazioni: prima congelate per un certo periodo e poi definitivamente cancellate. Ad oggi, quindi, per chi sceglie di accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi non sono previste penalizzazioni. Questo significa che non sono applicati tagli sul calcolo della pensione. Ma in ogni caso una perdita c’è sempre, perchè, ovviamente, per la quota contributiva della pensione il calcolo varia in base all’età. Grazie all’applicazione dei cosiddetti coefficienti di trasformazione.
Quanto si perde andando in pensione INPS con 41 o 43 anni di contributi e come funzionano le penalizzazioni
Gli uomini accedono alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi. Ma dovendo attendere anche i 3 mesi di finestra se continuano a lavorare i contributi diventano 43 anni e 1 mese. La pensione anticipata, di fatto, fa accedere con oltre 43 anni di contributi. In linea generale, quindi, andare in pensione con 43 anni di contributi indipendentemente dall’età è sempre meno conveniente rispetto all’attendere i 67 anni. Questo perchè si verserebbero contributi in più. Ma soprattutto perchè il coefficiente di trasformazione che si applica per la trasformazione del montante contributivo cresce al crescere dell’età. E, quindi, a 67 anni è maggiormente conveniente che a 62, 63 o 64 anni. E anche a parità di contributi la pensione sarebbe più alta a 67 anni.
Lo stesso discorso vale anche per la Quota 41 per lavoratori precoci. Che richiede, appunto, 41 anni di contributi e nessun limite di età. Anche in questo caso non sono previste penalizzazioni e, quindi, il calcolo dell’assegno è senza decurtazioni. Ma anche qui il calcolo è più conveniente quanto è più alta l’età. Quando si decide di andare in pensione prima, in ogni caso, non si deve tenere conto solo del calcolo dell’assegno. Se si anticipa, ad esempio, di 2 anni, si deve considerare anche che si prenderanno 26 mensilità di pensione in più. E questo, nella maggior parte dei casi, compensa la perdita mensile che si ha sull’assegno.
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