Ecco la domanda-tormentone dell’estate, ossia capire quanti affari fanno i gestori dei lidi presso cui ci rechiamo. Un po’ perché non ci capacitiamo di quanto costosi siano cabina, sdraio, ombrellone, parcheggio auto etc. Un po’ perché ci assale ogni d’estate quella voglia di dire “mollo tutto, lavoro 4 mesi l’anno e stop”!
Vediamo un’idea meno suggestiva su come stanno le cose: ecco quanto si guadagna con uno stabilimento balneare per vivere di rendita tutto l’anno.
La platea dei costi di gestione
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Come ogni azienda, anche un lido ha una sfilza di costi fissi e variabili. Tra i primi pesano quelli relativi agli ammortamenti di tutti i fattori produttivi a fecondità ripetuta o dei debiti pluriennali sottoscritti etc.
Più ricco il bouquet dei costi variabili, a cominciare dal canone demaniale, spesso sul banco delle critiche. Essi sono spesso irrisori se paragonati al fatturato medio stagionale che ne consegue.
Poi troviamo le tasse sul reddito, l’IVA ordinaria la 22%, i costi sul personale che vanno dalle retribuzioni agli oneri previdenziali. In merito alle tasse sui rifiuti, gli addetti ai lavori affermano essa varia dai 2 ai 15mila euro annui, a seconda delle dimensioni dell’area in concessione.
I titolari degli stabilimenti hanno altri due obblighi, quello della pulizia della spiaggia e quello del salvamento in mare. In entrambi i casi, si sviluppano altri costi variabili (si pensi alle spese legate a un bagnino) che gravano comunque sulla gestione.
Il rapporto tempo-rischio-remunerazione
Ci sono poi altri elementi che spesso sfuggono alla riflessione collettiva. È vero che il grosso del lavoro e del fatturato è fatto quasi tutto in 2 mesi, ma la preparazione del lido inizia almeno da metà maggio. Quindi oltre ai due mesi canonici (luglio e agosto) ne vanno aggiunti altri due prima e uno dopo per i lavori di chiusura. Quei guadagni vanno pertanto spalmati anche sui tre mesi in cui si lavora e non si incassa
Diverso il discorso di quelle strutture, poche in verità, aperte tutto l’anno.
Ancora, a luglio e agosto non ci sono 40 ore di lavoro settimanali e stop. Un titolare di lido in quei 60 giorni lavora minimo 10 ore al giorno, ma spesso si va oltre. Infine c’è da considerare la remunerazione per il rischio d’impresa, tipica di ogni singola tipologia di attività.
Ecco quanto si guadagna con uno stabilimento balneare per vivere di rendita tutto l’anno
Dunque, ci troviamo di fronte a una tipologia d’impresa tutta costi e incombenze e nessun ricavo? Assolutamente no: gli addetti ai lavori spesso si lamentano che la collettività sottostimi i costi da sostenere tutto l’anno che vanno ben oltre il canone demaniale. È vero e lo abbiamo dimostrato.
Ma è altrettanto vero che ogni anno il tasso di abbandono di tale tipologia di attività oscilla tra il trascurabile e l’irrisorio. Anzi c’è sempre la corsa ad accaparrarsi nuove spiagge in concessione.
Ora, se fosse una tipologia di attività perdente ci sarebbe questa corsa alle nuove concessioni? Da che mondo è mondo l’uomo economico va verso il profitto, non verso quelle attività che il mercato stima essere in perdita.
Né reggono eventuali argomentazioni del tipo “la disoccupazione imperante porta a inaugurare attività non profittevoli”. Primo, gestire un lido è una libera scelta e non un obbligo morale o civile etc. Secondo il mercato ha sempre ragione, e il mercato dice che c’è una corsa a gestire i lidi, non ad abbandonarli.
Ovviamente gli utili variano da area ad area e da lido a lido, dove a fare la differenza sono quasi sempre i soliti fattori. Ossia la forza della domanda, la ripartizione del mercato e quindi il numero dei concorrenti, la capacità di gestione del lido. E poi la politica dei prezzi, la bellezza del mare e arenile di riferimento, la conduzione familiare o meno dell’attività, etc.
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