L’arrivo del nuovo BTP Valore 2028 getta in un certo senso “scompiglio” sul fronte del reddito fisso. Cosa scegliere a parità di orizzonte temporale e (più o meno) profilo di rischio? Fermo restando che i parametri da ponderare vanno oltre il solo rischio e la durata. Ad esempio quanto rendono in 5 anni 10.000 euro sul neo BTP Valore o il miglior buono postale o conto deposito vincolato?
Rendimenti, spese, garanzia del capitale a scadenza o prima, solidità dell’emittente, etc, sono i principali criteri di scelta alla base di ogni valutazione d’investimento.
Il BTP Valore contro il conto deposito: pro e contro
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Confrontiamo velocemente a due a due questi tre prodotti del reddito fisso per analizzarne pro e contro.
Partiamo dal raffronto tra il BTP Valore 2028 e il conto deposito vincolato (CD). In entrambi i casi i rendimenti sono noti a priori e il capitale è rimborsato a scadenza. I problemi potrebbero sorgere prima del termine. Per il bond, tutto dipende dal prezzo di rivendita vigente sul mercato secondario all’atto della liquidazione. Se è sopra cento allora si consegue una plusvalenza, una minusvalenza nel caso inverso. Quanto al CD, bisogna vedere se l’emittente consente o meno lo svincolo anticipato e a quali condizioni.
Sulla periodicità degli interessi, quelli del BTP Valore 2028 sono trimestrali, quelli del CD dipendono dalla banca di turno (annuali, a scadenza, anticipati, etc). Quanto alle spese, infine, il CD in genere non ha costi di gestione, mentre la ritenuta fiscale è al 26% e l’imposta di bollo al 2×1.000 del deposito.
Il BTP Valore non ha commissioni in emissione perché assolte dall’emittente. Se invece lo si acquista dopo l’emissione o lo si rivende in anticipo allora si pagano regolarmente in base alle condizioni commerciali della propria banca. La ritenuta fiscale su interessi e plusvalenze è al 12,50% mentre sono esenti dall’imposta di successione. L’imposta di bollo sul conto titoli, infine, è come per Legge (2×1.000 del controvalore totale al periodo di rendicontazione).
Buono postale contro BTP Valore e conto deposito
Avendo già visto i tratti cruciali del bond e del CD soffermiamoci solo sul buono postale. Esso non prevede alcun costo di gestione (al pari del CD), tranne gli oneri fiscali (ritenuta al 12,50% sugli interessi e imposta di bollo come per Legge).
Un altro enorme vantaggio è dato dal taglio minimo di sottoscrizione fissato a 50 € e relativi multipli. Quello del titolo di Stato sale a 1.000 € e multipli, mentre per il CD tutto dipende dalla banca emittente. Quanto alla certezza del capitale, essa sussiste sia a scadenza che prima. L’emittente consente il rimborso anticipato del buono in qualunque momento ma entro i termini di prescrizione. Il risparmiatore ottiene il capitale nominale iniziale più gli interessi netti delle finestre temporali interamente chiuse (cioè quelle previste dal titolo posseduto).
Gli interessi sul buono, infine, arrivano tutti a scadenza o comunque all’atto del suo rimborso (integrale o parziale a seconda dei casi).
Quanto rendono in 5 anni 10.000 euro sul neo BTP Valore o il miglior buono postale o conto deposito vincolato?
Vediamo ora i rendimenti dei tre prodotti. Per quanto riguarda il BTP Valore 2028 abbiamo già visto quanto rendono 10mila € investiti sul titolo in 5 anni.
Quanto al CD vincolato, una delle migliori offerte del momento offre il 5,40% lordo annuo (4% netto) con interessi liquidati trimestralmente. L’emittente non consente l’estinzione anticipata del vincolo, non richiede l’apertura di un c/c associato e l’imposta di bollo è a carico del cliente. Al termine dell’operazione il guadagno netto maturato si attesta sui 1.900 € circa.
Buoni fruttiferi a 5 anni
Stiamo cercando di comprendere quanto rendono in 5 anni 10.000 euro sul neo BTP Valore o il miglior buono postale o conto deposito vincolato.
Consideriamo adesso i buoni postali. Al momento l’emittente non prevede prodotti di durata a 5 anni esatti. Quindi l’unica via percorribile per effettuare un paragone con i 2 prodotti di cui sopra è quella del rimborso anticipato al termine del 5° anno. Tuttavia, spesso su questi prodotti i rendimenti più ricchi e interessanti arrivano al termine della loro vita, per cui in genere non conviene liquidarli anzitempo.
Ancora, per non perdere neanche 1 € di interessi maturati noi considereremo soli i prodotti che riconoscono gli interessi al termine esatto dei 60 mesi.
Il tasso effettivo annuo di rendimento del buono Risparmio Sostenibile al termine del 5° anno è dell’1,10% lordo, lo 0,97% netto. Tuttavia, alla sua naturale scadenza (7 anni) il titolo paga invece il 2,50% annuo lordo. Come vede è più conveniente portarlo al termine anziché rimborsalo anzitempo. Non solo, ma il suo asso nella manica sta nel possibile premio finale dovuto all’andamento dell’Indice cui è legato.
Al termine dei 5 anni, i tassi effettivi annui lordo e netto del buono Ordinario sono l’1,15% e l’1,01%. Il rendimento annuo lordo a scadenza (20 anni) è del 3,50%. Tuttavia, l’enorme vantaggio di questo buono sta nel fatto che gli interessi sono riconosciuti dopo 1 anno dall’acquisto e poi ad ogni bimestre. Una vera e propria ancora di salvezza per chi, ad esempio, non è affatto sicuro di portare al termine un dato investimento.