Tanto, sebbene sia impossibile fornire cifre esatte data l’eterogeneità dei singoli casi. Tuttavia, il pronome indefinito rende bene l’idea dei potenziali guadagni legati alla gestione di uno stabilimento balneare. Oltretutto i prezzi alla clientela quest’anno sono aumentati di più dei costi di produzione come l’energia elettrica, per esempio. Per fortuna si va al mare a prendere il sole quando c’è la luce naturale. Valesse il contrario chissà quanto costerebbero un ombrellone e due lettini! Premesso ciò, quanto rende uno stabilimento balneare e quanto guadagna un proprietario di una spiaggia in circa 3 mesi?
Vediamo di affrontare i vari aspetti dell’intricata faccenda.
Gli stabilimenti balneari rendono oppure no?
Indice dei contenuti
La nostra prima, sommaria conclusione iniziale trae forza da alcune logiche considerazioni.
La prima riguarda la contabilità, cioè le cifre di quanto entra e di quanto esce in media in una giornata di bassa ed alta stagione. Uno stabilimento completo di tutti i servizi incassa dal parcheggio auto, lettini e ombrelloni, la cabina, il bar e l’eventuale servizio pasti (freddi o caldi), docce, etc. Insomma, sdraio e ombrelloni sono solo una piccola parte della torta, molto più grande e più ricca.
La seconda deriva da una semplicissima deduzione. Se si trattasse di un settore perdente ci sarebbe mai la corsa ad accaparrarsi nuove spiagge in concessione? Ci sarebbe sempre e puntualmente così tanta gente bramosa di entrare nel business? Assolutamente no. Da sempre l’homo economicus va dove c’è l’affare, non si è mai sentito dire il contrario.
Ad ogni modo, se anche così non fosse o valesse il contrario va detto che ad oggi non si è mai vista la fila per portare i libri in Tribunale per cambiare attività. Meglio così, giacché il fine ultimo del fare impresa non è quello di generare perdite ma utili. Tuttavia, è sul quanto che si discute, non sul farli.
Quanto rende uno stabilimento balneare e quanto guadagna un proprietario di una spiaggia in circa 3 mesi?
Né trovano giustificazioni considerazioni di parte più o meno ricorrenti tipo: “c’è la disoccupazione” oppure “bisogna rientrare degli investimenti fatti”. Che in Italia manchi il lavoro è vero, ma è altrettanto vero che oltre alla gestione dei lidi c’è un mare magnum di potenziali attività che si potrebbero svolgere.
Quanto agli investimenti, peraltro tipici di ogni ambito economico e non una prerogativa esclusiva dei lidi marittimi, a stridere sono i numeri. Per ammortizzare il costo di sdraio, cabine, rinfrescata ai locali, etc. servono tanti esercizi quanti ne richiede, per esempio, l’ammortamento di un panificio o una carrozzeria? Dubbi.
Costi e ricavi di uno stabilimento balneare
Snoccioliamo i numeri, procedendo giocoforza per dati medi e generalizzati.
Secondo un’analisi Codacons pubblicata a giugno, ombrellone e 2 lettini nel weekend in uno stabilimento medio costano sui 30-35 €/giorno, con qualche punta al rialzo davvero impressionante. Ma come detto gli incassi dei lidi derivano anche dalla vendita di gelati, acqua, patatine, parcheggio, doccia, cabina, pasti freddi e caldi, etc. In pratica più servizi si offrono (e maggiore è il loro livello) più crescono i guadagni medi lordi.
Detta in cifre, secondo l’analisi una famiglia media (genitori e 2 figli) dovrebbe spendere quest’anno sui 100-110 € (+13,4% sul 2022) per una giornata al mare. La cifra va divisa tra carburante, parcheggio, accesso al lido e consumazioni varie presso lo stabilimento.
A livello di stagione intera, invece, secondo diverse analisi l’introito medio lordo di uno stabilimento balneare dovrebbe attestarsi sui 160mila € scarsi, migliaio in più migliaio in meno. Ci sono alcuni stabilimenti che in alcune zone incassano anche sopra il milione di euro (e anche molto di più) in 3 mesi. Tuttavia, guai a confondere gli incassi lordi medi con gli utili effettivamente generati.
Parliamo dei costi, infatti. Si parte anzitutto dalla concessione della spiaggia, la cui tariffa annua non va mai al di sotto dei 2.500 €. Poi vi sono tutte le uscite di natura, per così dire, burocratiche (IVA, spazzatura, tasse, etc) dovute al Comune, allo Stato, alla CCIAA. Tra quelli operativi citiamo quelli dell’allestimento della struttura, l’ammortamento degli investimenti fatti, i servizi di salvataggio e pulizia (entrambi obbligatori). Le spese del personale (per i mesi estivi), della merce venduta e per gli input come l’energia sono sostanzialmente dei costi variabili. Salgono all’aumentare del giro d’affari vantato e viceversa. Il personale, per esempio, è in genere proporzionale al volume dei clienti di un lido.
Un investimento spesso dall’ottimo rendimento
Siamo partiti chiedendoci: ma quanto rende uno stabilimento balneare e quanto guadagna un proprietario di una spiaggia in circa 3 mesi? Tutto è relativo e varia da caso a caso ma nel complesso è un investimento che offre un interessante rapporto tempo-rischio-ritorno.
Il grosso del fatturato lo si fa in due mesi, luglio e agosto, sebbene si parta già da maggio a preparare il lido e poi si chiude a settembre. Ancora, nei mesi chiave un titolare di queste strutture non lavora affatto 40 ore settimanali, ma forse il doppio.
Infine c’è da considerare il premio al rischio. Non esiste attività al Mondo che non comporti un rischio (anche lo studio lo è: chi garantisce al 100% un posto di lavoro dopo tanti anni di sacrifici sui libri?). Tuttavia, se si considera il rapporto tra quanto si investe e quanto potenzialmente si può incassare, il giudizio può in definitiva dirsi relativamente assicurante.