Le donne hanno una speranza di vita più alta rispetto agli uomini e per questo accade più spesso che siano loro a percepire la pensione di reversibilità. E sono anche altri i parenti che possono incassare l’assegno previdenziale nel momento in cui un contribuente decede. L’importo delle pensioni ai superstiti è variabile e aumenta se ci sono figli fiscalmente a carico che studiano o che presentano patologie invalidanti. In caso di separazione o divorzio è invece lecito chiedersi se e quando la moglie ha diritto alla pensione di reversibilità se muore il marito. Per ottenere il riconoscimento del rateo pensionistico bisogna infatti rispettare alcuni fondamentali requisiti che riguardano anche la situazione economica del richiedente.
Se al momento del decesso del titolare della pensione uno o più figli fanno ancora parte del nucleo familiare cambia anche l’ammontare dell’assegno mensile. E soprattutto è utile sapere in che percentuale le pensioni di reversibilità INPS spettano ai figli e fino a quale età si conserva tale diritto. Così come è necessario informarsi su quanto prende di reversibilità la vedova che lavora o percepisce già la pensione. In che misura l’Istituto di previdenza sociale riconosce il godimento della contribuzione versata dal coniuge deceduto? E in modo particolare quali sono le attuali soglie di reddito ed entro quali limiti si possono evitare i tagli sui ratei previdenziali? E in base ai requisiti reddituali a chi spetta l’80% e il 100% della pensione di reversibilità?
Quanto prende di reversibilità la vedova che lavora o percepisce già la pensione?
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Per stabilire l’importo spettante al coniuge superstite è necessario prendere in considerazione la situazione reddituale del potenziale beneficiario. Per poter godere dell’assegno previdenziale senza alcuna riduzione sull’ammontare complessivo bisogna possedere alcuni requisiti. Sono difatti esenti da decurtazioni le pensioni di cui godono i nuclei familiari in cui rientrano figli minorenni, studenti o gravemente disabili. Subisce invece dei tagli in misura variabile il trattamento di reversibilità della moglie che possiede dei redditi.
Pur tuttavia preme ricordare che non tutti i redditi concorrono alla riduzione dell’importo spettante. Per determinare la somma di denaro cui ha diritto il coniuge superstite si valutano infatti unicamente i redditi che sono soggetti all’IRPEF. Pertanto non confluiscono nel computo complessivo né il reddito dell’abitazione, né il TFR, né l’importo della reversibilità secondo le disposizioni della circolare 38/1996. L’INPS inoltre specifica che se i redditi superano lievemente i limiti previsti si applica una sorta di salvaguardia per non penalizzarne l’importo. Di conseguenza anche la vedova che lavora o percepisce pensione ha diritto comunque al trattamenti di reversibilità ma in misura ridotta. Per il 2021 le riduzioni corrispondono al 25% se il reddito della richiedente è superiore a 20.107, 62 euro, del 40% con 26.810,16 euro. L’assegno mensile subisce tagli pari al 50% e quindi si dimezza nel caso in cui si supera la soglia reddituale di 33.512,70 euro.