Quanto prende di pensione un lavoratore di 62 anni con 35 anni di contributi INPS che non vuole più trattenersi in servizio? La decisione di abbandonare il lavoro prima del compimento dei 67 anni risulta vantaggiosa a livello economico. Oppure conviene non lasciare l’impiego e continuare a versare la contribuzione presso la cassa previdenziale in modo da aumentare l’importo dell’assegno pensionistico? Per rispondere a questi interrogativi è necessario considerare diversi fattori che riguardano sia i vantaggi economici che la situazione previdenziale del contribuente.
Bisogna anzitutto capire se ed eventualmente quanto si perderebbe sul rateo mensile con l’anticipo pensionistico. E soprattutto quanto in termini economici potrebbe valere prolungare la carriera lavorativa ai fini di un assegno più consistente. A tal proposito rimandiamo il Lettore all’articolo “Quanto aumenta la pensione per ogni anno di contributi?”. Allo stesso tempo i nostri Esperti forniranno indicazioni su quanto prende di pensione un lavoratore di 62 anni con 35 anni di contributi INPS. Così valuteremo di quanto aumenterebbe l’ammontare dell’assegno con più anni di contributi e quanto effettivamente si percepisce a 62 anni.
Quanto prende di pensione un lavoratore di 62 anni con 35 anni di contributi INPS?
Indice dei contenuti
Chi possiede un montante contributivo pari a 35 anni non può accedere alla pensione anticipata perché non soddisfa i requisiti contributivi. Ma le donne con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni hanno la possibilità di anticipare il pensionamento. Le lavoratrici che concludono la propria carriera professionale con 35 anni di copertura assicurativa scelgono il canale di pensionamento di Opzione Donna.
Approssimativamente quindi l’ammontare complessivo della pensione dovrebbe attestarsi attorno ai 20.000 o 21.000 euro su base annua. Ne consegue che l’assegno previdenziale mensile sarebbe pari a 1.500/1.600 euro. Si deve tuttavia considerare che per la lavoratrice che sceglie il prepensionamento si ricorre al sistema di calcolo contributivo. Tale meccanismo risulta penalizzante ai fini della misura dell’assegno che invece aumenterebbe se si adottasse il criterio di calcolo retributivo.