In tempi di inflazione alle stelle avere soldi liquidi e infruttiferi è a dir poco discutibile. Primo perché il carovita si mangia molto potere d’acquisto nel giro di pochi anni. Secondo perché si perdono buone occasioni di guadagno offerte dai mercati finanziari. Consideriamone ora una in particolare tra le tante disponibili sul reddito fisso. Ad esempio, quanto incasso a scadenza se sposto oggi 12.000 euro dal libretto postale sul buono ordinario?
Qui la struttura dei rendimenti è già nota in partenza mentre l’emittente s’impegna al rimborso del capitale iniziale sia a scadenza che prima. I buoni postali, infatti, offrono piena flessibilità di rimborso anche prima del termine, e sempre entro il loro termine di prescrizione.
Il libretto postale e i buoni fruttiferi
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Il libretto di risparmio postale (LRP) è un buon salvadanaio per gestire la liquidità in entrata e/o disponibile. La sua operatività è più limitata rispetto al c/c, che si rivela un imbattibile strumento di gestione dei flussi finanziari personali sia in entrata e in uscita. Tuttavia, mentre il c/c è solitamente oneroso (ma non mancano eccezioni), il libretto è gratuito, al netto degli oneri fiscali.
Oggi il LRP offre alcune alternative interessanti per valorizzare la liquidità eccedente le ordinarie esigenze. Sul brevissimo termine sono disponibili tre diverse soluzioni legate all’offerta Supersmart per i titolari di libretto Smart. Gli interessi annui lordi a scadenza vanno dall’1,50% al 3,50% a seconda dell’accantonamento attivato.
Sul medio e lungo periodo, invece, il risparmio postale offre l’opportunità di investire sui buoni fruttiferi. Chi possiede un libretto ordinario li può sottoscrivere presso l’ufficio postale, mentre i titolari di libretto Smart li possono sottoscrivere anche in remoto.
Consideriamo il classico buono ordinario di durata ventennale. Quanto rende oggi dopo il prolungato e generalizzato rialzo degli interessi avutisi sul reddito fisso?
Quanto incasso a scadenza se sposto oggi 12.000 euro dal libretto postale sul buono ordinario?
La lunghissima durata del buono ordinario è certamente vantaggiosa per chi cerca una soluzione di lungo respiro assicurandosi al contempo alcune certezze. Tipo:
- investire in uno strumento con una struttura dei tassi fissi e crescenti nel tempo fino a scadenza;
- piena facoltà di rimborso anticipato del prodotto quasi senza mai perdere gli interessi maturati fino al riscatto. L’emittente, infatti, li riconosce già dopo 1 anno dalla sottoscrizione del buono e poi ad ogni bimestre, insieme al rimborso del titolo;
- una struttura dei costi abbastanza snella: zero commissioni di gestione e tassazione agevolata al 12,50%. Inoltre è esente dall’imposta di successione mentre l’imposta di bollo si paga nei modi e tempi previsti dalla Legge.
Valutare rischi, tempo e rendimenti
Quanto incasso a scadenza? Se i pro non mancano, lo stesso dicasi per i contro. Uno è dato dal fatto che gli interessi arrivano solo con il rimborso del titolo e non nel periodo di maturazione. I BTP invece ogni 6 mesi staccano la cedola, e in alcuni casi è davvero corposa. Tuttavia, in cambio espongono l’investitore al rischio prezzo (in positivo e in negativo) in caso di rimborso anticipato, cosa che non avviene con i buoni.
Il secondo aspetto è che gli interessi più ricchi arrivano solo dopo anni dall’acquisto. Cioè in caso di eventuale rimborso anticipato il netto maturato e incassato potrebbe essere relativamente esiguo.
Detto ciò, l’attuale rendimento annuo lordo a scadenza del buono ordinario è del 3,00%. In sostanza 12mila euro investiti sul titolo darebbero vita a un montante netto finale (di sola ritenuta fiscale) di 20.451,83 €. Non è tanto (bisogna comunque attendere 20 anni) e neanche poco in rapporto al rischio e al vantaggio di poter disinvestire in qualunque momento.