Negli ultimi decenni del secolo scorso il risparmio postale è stato il prodotto più prescelto dalle famiglie italiane sul segmento del reddito fisso. Per milioni di risparmiatori era quasi naturale investire in buoni fruttiferi postali (BFP) per più motivi. Primo perché sul mercato non c’era l’abbondanza di alternative che sforna oggi l’industria finanziaria. Secondo perché il rapporto rischio rendimento del risparmio postale in sé non era affatto male, anzi.
Poi le cose sono andate cambiando e tutto è tornato in discussione. Ora, tra i buoni il prodotto Ordinario era quello che andava per la maggiore. Si depositavano i soldi a lungo termine e ci si assicurava un ricco montante netto finale. Ma quanto fruttano oggi 10.000 euro investiti sul buono fruttifero Ordinario dopo 5 o 10 e 15 anni?
La struttura del buono fruttifero postale Ordinario
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Molte caratteristiche tecniche del buono Ordinario sono rimaste quasi invariate nel corso del tempo. L’emittente è sempre Cassa Depositi e Prestiti per cui il garante dell’emissione è lo Stato Italiano, mentre Poste Italiane ne è il collocatore.
Al pari degli altri BFP, si tratta di un prodotto finanziario nominativo cartaceo e/o dematerializzato. Lo si sottoscrive (emissione a 100) e riscatta (entro i termini di prescrizione) in tutti gli uffici postali oppure online se è un titolo dematerializzato. L’emittente ne ammette la contestazione del titolo in numero non superiore a 4 persone fisiche, tutte maggiorenni.
Non hanno spese di gestione, tranne gli oneri fiscali. La ritenuta sugli interessi è del 12,50% mentre l’imposta di bollo si calcola nei modi e casi previsti dalla Legge.
L’importo minimo di sottoscrizione è di 50 € e relativi multipli e hanno una durata complessiva di 20 anni. Dalla data di scadenza in poi diventano infruttiferi mentre sempre da quel giorno inizia a decorrere il periodo di prescrizione.
Quanto fruttano oggi 10.000 euro investiti sul buono fruttifero Ordinario dopo 5 o 10 e 15 anni
I buoni Ordinari pagano un rendimento fisso e crescente nel tempo secondo la nota struttura step-up. Nel dettaglio, gli interessi sono calcolati su base bimestrale in regime di capitalizzazione semplice. Sono invece capitalizzati annualmente in regime di capitalizzazione composta.
Al pari degli altri BFP, gli interessi vengono pagati insieme al rimborso del buono, totale o parziale a seconda dei casi. Quanto al buono Ordinario, gli interessi sono corrisposti solo dopo 1 anno dalla sottoscrizione e poi dopo ogni bimestre, sempre insieme al rimborso del prodotto finanziario.
Le Condizioni Economiche di questo buono fruttifero
Quanto fruttano oggi 10.000 euro investiti sul buono fruttifero Ordinario dopo 5 o 10 e 15 anni? Il “Foglio Informativo” del prodotto, disponibile sul portale di Poste Italiane alla pagina dedicata al buono, riporta le Condizioni Economiche previste dall’emittente. Vale a dire i tassi nominali annui e i tassi effettivi annui di rendimento lordi e netti riconosciuti alla fine di ciascun periodo di possesso (Tabella A).
La successiva Tabella B contiene i coefficienti per la determinazione del montante lordo e netto corrisposto alla fine di ogni bimestre. Basterà moltiplicare il proprio valore nominale sottoscritto per il coefficiente dovuto in base all’anzianità maturata. Ovviamente la data di decorrenza è quella propria di sottoscrizione del prodotto.
Immaginiamo di investire un ipotetico capitale di 10mila € per capire quali sarebbero i montanti lordi e netti maturati ad alcune scadenze intermedie. Al termine del 1° lustro i coefficienti sarebbero 1,05874987 per il lordo e 1,05140613 per il netto. Passano invece a 1,20366432 e 1,17820628 sulla durata a 10 e a 1,41234391 (lordo) e 1,36080092 (netto) sulla distanza a 15 anni. Se invece si porta il prodotto a naturale scadenza s’incassa ovviamente di più. Il tasso effettivo annuo di rendimento alla fine del 20° anno è del 3,50% lordo e 3,17% netto.
Più in generale, sul portale di CDP c’è un’apposita sezione dedicata al calcolo del valore di rimborso dei buoni sottoscritti.