Non c’è settimana in cui non vi siano emissioni di strumenti finanziari, tanto sul reddito fisso che variabile. Peraltro all’industria finanziaria la fantasia non manca, per cui sul mercato c’è, alla lettera!, solo l’imbarazzo della scelta. In questi giorni l’attenzione la sta rubando l’obbligazione di Cassa Depositi e Prestiti. Al riguardo, quanto fruttano 7.000 euro sul nuovo bond CDP con cedole ogni 3 mesi e interessi sia fissi che variabili?
Il titolo (ISIN IT0005568719), infatti, presenta una struttura dei rendimenti di tipo misto. Paga una cedola annua fissa per il primo triennio (dal 1° al 3° anno di vita), e una variabile nel secondo (dal 4° al 6°). Poiché abbiamo già visto le caratteristiche tecniche dell’obbligazione, concentriamoci ora solo sul fronte dei potenziali ritorni.
Interessi fissi e costanti per i primi 3 anni
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Per la prima parte di vita del bond i potenziali guadagni sono agevolmente calcolabili. La cedola annua lorda è del 5%, il 4,375% netto, ossia l’1,09375 % ogni 3 mesi (cedola trimestrale come il BTP Valore 2028).
Per cui su ipotetici 7mila € di nominale sottoscritto l’accredito in conto ogni 90 giorni sarebbe di circa 76,56 €. Per la precisione, le date di stacco cedola sarebbero ogni 4 di marzo, giugno, settembre e dicembre fino al 2029 (scadenza e rimborso del bond). In definitiva, 7mila € ipotetici renderebbero circa 918 € nei primi 3 anni.
Tuttavia, vanno poi considerate altre due spese che qui tralasciamo per semplicità espositiva.
Una attiene al conto titoli, dove tutto dipende dalle condizioni economiche previste dalla propria banca. In genere è oneroso e costa poche decine di euro l’anno. L’altra è l’imposta di bollo del 2×1000 del valore di mercato delle giacenze rilevate sul dossier titoli all’atto del rendiconto. Immaginando un prezzo medio del neo bond CDP a 100 per tutta la sua durata (è soltanto una nostra ipotesi!), si tratterebbe di una spesa fiscale di 14 € l’anno.
Quanto fruttano 7.000 euro sul nuovo bond CDP con cedole ogni 3 mesi e interessi sia fissi che variabili?
Decisamente più difficile, meglio: impossibile, calcolare i potenziali ritorni del titolo nel secondo triennio. Questo per almeno due motivi che adesso vedremo.
Dal 4° al 6° anno di vita del bond, CDP paga una cedola lorda annua variabile. Essa è pari al tasso Euribor a 3 mesi più un margine minimo dello 0,90% che andrà confermato entro 5 giorni dalla fine del collocamento. La futura comunicazione dell’emittente servirà o per confermare il margine minimo (ipotesi più plausibile) o solo per aumentarlo.
Un secondo motivo di incertezza, molto più influente del primo, è che è difficile prevedere i tassi di mercato nel 2° triennio. L’Euribor futuro (dal 2026 al 2029) sarà ai livelli attuali (quasi il 4%), si sgonfierà di tanto o tornerà negativo come nel recente passato?
Investire i soldi per proteggere i risparmi dall’inflazione
Quanto fruttano 7.000 euro sul nuovo bond CDP? Per l’investitore sul bond, lo scenario più favorevole è che la BCE mantenga i tassi alti ancora a lungo. Qui tutto dipenderà dall’inflazione futura, ossia di quanto, e quando, essa scenderà ai livelli auspicati (2% o giù di lì).
I modelli di previsione elaborati dalla Banca Centrale Europea stimano un’inflazione al 2,1% nel 2025. Si avvereranno? Le certezze le avremo tra 2-3 anni, non prima.
Ora quindi, se i tassi futuri dovessero bazzicare in area 1,50-2,50% il bond CDP potrebbe rendere circa tra il 2,50-3,50% annuo lordo nel 2° triennio. Laddove si avverassero, il ritorno ponderato annuo del titolo sarebbe grosso modo del 4% lordo dal 1° al 6° anno.
Tuttavia, ripetiamo che si tratta solo ed esclusivamente di pure previsioni e stop. Le uniche certezze (ma attenzione al rischio quotazione) attengono solo al 1° triennio, non al 2°. La lontananza temporale, infatti, lascia aperta la porta a ogni evenienza, sia in un senso che nell’altro.