Se settimana scorsa le probabili prossime sanzioni sul petrolio russo avevano fatto salire il prezzo dell’oro nero, questa settimana le quotazioni sono scese in quanto ci si è accorti che c’è tanto, troppo petrolio nelle raffinerie europee.
Queste, infatti, sembrano ora avere più greggio di quanto ne abbiano bisogno. Il panico iniziale per la diminuzione delle esportazioni di petrolio dalla Russia e la conseguente carenza di petrolio nel Mondo, però, si è rivelata esagerata. Gli esperti hanno indicato nella capacità dell’Europa di rifornirsi di greggio dall’America Latina, dal Medio Oriente e dagli Stati Uniti la causa principale del sospiro di sollievo dei raffinatori europei. Anche l’Asia si è accaparrata meno greggio di quanto previsto dagli analisti, grazie all’infinita battaglia della Cina per raggiungere l’inafferrabile obiettivo di zero emissioni.
Ecco alcuni dati per capire quanto scritto in precedenza. Le importazioni europee di greggio latinoamericano sono state in media di 313.000 barili al giorno (bpd) quest’anno, in aumento rispetto ai 132.000 bpd precedenti. A luglio, la media era ben superiore, con 600.000 bpd. Dagli Stati Uniti, l’Europa ha prelevato in media 1,1 milioni di bpd quest’anno, rispetto ai soli 800.000 bpd dell’anno scorso. Le importazioni europee di petrolio iracheno sono aumentate del 20% da luglio a novembre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
A questo punto quanto è realistico pensare al prezzo del petrolio in area 50/60 dollari? La risposta dall’analisi grafica.
Quanto è realistico pensare al prezzo del petrolio in area 50/60 dollari? Le indicazioni dell’analisi grafica
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Il petrolio ha chiuso la seduta del 18 novembre a quota 80,27 dollari, in ribasso dell’1,68% rispetto alla seduta precedente. La settimana si è chiusa con un ribasso del 9,97% rispetto alla chiusura settimanale precedente.
Sia a livello giornaliero che settimanale l’impostazione è saldamente ribassista e punta al prossimo probabile obiettivo in area 70 dollari. Sotto questo livello, poi, potrebbero aprirsi le porte a una successiva accelerazione ribassista il cui obiettivo potrebbe andare a collocarsi in area 50/60 dollari.
Da notare che una settimana così negativa sul petrolio non si registrava da marzo 2022.