Le giovani coppie desiderose di vivere l’esperienza della genitorialità non possono prescindere dal chiedersi quanto costa mantenere un figlio. L’interrogativo non ha il sapore di uno spietato cinismo, né è frutto di egoistiche valutazioni economiche. Scaturisce piuttosto dalla precarietà della condizione lavorativa in Italia ed è dettato dal timore di perdere l’occupazione retribuita. Con contratti a tempo determinato e la spada di Damocle che pende su qualunque prospettiva di inserimento a lungo termine, è doveroso pianificare i costi da sostenere. Il 2 febbraio ricorre la Giornata della Vita, un appuntamento per molti versi scomodo che rinverdisce consapevolezze amare: decremento delle nascite e invecchiamento della popolazione.
Le ragioni economiche
Indice dei contenuti
Le ragioni economiche sottese al declino demografico impongono una riflessione su quanto costa mantenere un figlio. Ciò perché spesso sono i costi insostenibili a determinare un tasso di natalità fra i più bassi d’Europa. Dalle analisi condotte da mUp Research e Norstat apprendiamo che più del 13% delle famiglie italiane negli ultimi tre anni ha dovuto far ricorso a prestiti. La tendenza a chiedere un prestito risulta più radicata nell’Italia centromeridionale, mentre a Nord si preferisce far leva sul supporto economico offerto dai nonni. Le spese di gravidanza e dei primi mesi di vita del neonato comportano un investimento minimo di poco meno di 3.500 euro. I costi diminuiscono di poco per il secondo e il terzo figlio e si aggirano attorno ai 2.800 euro.
I costi dei primi anni di vita
Quanto costa mantenere un figlio nei primi anni di vita? Le spese variano con variare delle opportunità offerte alle famiglie. Con ciò si intende anzitutto la presenza sul territorio di strutture pubbliche atte ad accogliere un cucciolo d’uomo. Secondo i dati rilevati da mUp Research e Norstat nel 2019 è emersa una mancanza diffusa di strutture pubbliche di cui solo 1 famiglia su 3 ha potuto beneficiare. La carenza di posti disponibili negli asili nido pubblici grava pesantemente sui risparmi dei neogenitori costretti a ricorrere a servizi privati.
Le spese
La spesa media che occorre preventivare per il pagamento della retta dell’asilo nido non è una voce trascurabile nel bilancio familiare. Né hanno speso meno le famiglie che hanno dovuto assoldare un caregiver privato: per una babysitter la spesa mediamente sostenuta è stata pari a 460 euro mensili. I costi dell’asilo nido privato invece variano a seconda della collocazione geografica. Più onerosi fino a 570 euro quelli nel Settentrione, attorno ai 430 nel Sud e poco meno di 570 nell’Italia centrale.