A volte la più o meno vicinanza di parole può involontariamente ingenerare qualche forma di confusione. Potrebbe essere il caso, per esempio, del conto deposito e del conto corrente. Hanno il termine “conto” in comune ma divergono tanto nel resto. Vediamo adesso quanto costa l’anno un conto deposito rispetto al conto corrente e se uno dei offre o meno più tutela rispetto all’altro.
In entrambi i casi ci muoviamo nel campo degli strumenti di liquidità (e monetari), tra i più comuni sul mercato. Oltre ad essi abbiamo poi i titoli con scadenza massima a 12 mesi e i fondi (attivi e passivi) monetari.
A cosa serve principalmente il conto deposito rispetto al conto corrente
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Il conto corrente è uno strumento di pagamento utile per gestire i flussi di denaro in entrata e in uscita del suo titolare. Non è quindi uno strumento di investimento, malgrado spesso si tende a lasciare per lungo tempo i soldi ivi confluiti. Serve per pagare le bollette, ricevere l’accredito stipendio o pensione o fitti attivi, etc. Ma non serve per guadagnare interessi attivi. Primo perché sono pochi i conti remunerativi, secondo perché anche laddove lo fossero i tassi offerti sono davvero esigui.
Il conto deposito (CD), invece, serve a remunerare il denaro fatto qui affluire. In pratica è uno strumento di investimento di breve termine, la cui operatività si limita alle sole funzioni di prelievo e versamento del saldo disponibile.
Quanto costa l’anno un conto deposito rispetto al conto corrente?
Veniamo adesso all’aspetto costi: quale dei due prodotti costa mediamente di più?
La domanda merita alcune specifiche. Se ci si riferisce solo alle spese legate ai servizi erogati, è indubbio che siano i c/c i prodotti mediamente più esosi, a volte anche tanto. Secondo l’Indagine di Bankitalia, nel 2021 il costo medio di un c/c bancario tradizionale si è aggirato sui 95 €. Una media che considera tanto quelli che costano poche decina di euro l’anno, tanto i prodotti strutturati che possono arrivare fino a 170 €. Tuttavia, se teniamo conto dell’inflazione monstre del biennio 2022-’23 è probabile che questi dati siano da rivedere al rialzo. Lo scopriremo in futuro quando arriveranno i dati aggiornati all’anno in corso.
Sono invece mediamente meno costosi i c/c postali (ne abbiamo già illustrato i canoni) e quelli online. Tra quest’ultimi non è raro incontrare sul mercato prodotti a canone nullo.
Il CD è di norma un prodotto gratuito, a fronte però di una operatività limitata solo ai versamenti e prelevi dal conto da e verso il conto d’appoggio. In ogni caso occorre leggere attentamente le condizioni commerciali previste dalla banca prescelta per non avere sorprese.
Quanto costa l’anno un conto deposito rispetto al conto corrente?
Se invece ci si riferisce alle spese fiscali, sul c/c grava l’imposta di bollo di 34,20 € l’anno (per le sole persone fisiche). Essa scatta se si ha un saldo medio annuo di almeno di 5mila € e viene addebitata al momento dell’invio estratto conto e per il periodo rendicontato.
In caso di eventuali interessi attivi sulla liquidità libera (i c.d. interessi creditori) c’è da applicare la ritenuta fiscale del 26%.
Sul CD le spese fiscali da tenere a mente sono due. La ritenuta fiscale del 26% sugli interessi attivi maturati sulle somme depositate. Anche in questo caso il prelievo è operato direttamente dall’intermediario di turno che lo gira all’AdE in nome e per conto del cliente.
Poi c’è l’imposta di bollo sull’estratto conto, pari al 2×1.000 delle somme depositate e non degli interessi maturati. In alcuni casi, tuttavia, è la stessa banca che l’assolve e se ne fa carico al posto del cliente nell’ambito delle proprie strategie commerciali.
I soldi dove sono più al sicuro?
Abbiamo visto quanto costa l’anno un conto deposito rispetto al conto corrente. E in merito all’aspetto sicurezza cosa si può dire? È meglio affidare i propri soldi al c/c o al CD?
In verità il sistema di garanzia dei depositi prevista dal nostro ordinamento è identico per entrambi gli strumenti. Detta diversamente, la garanzia del FITD (Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) si estende allo stesso modo tanto al c/c quanto ai CD, liberi e vincolati.
Nello specifico, la tutela è garantita fino a 100mila € per ogni depositante (pensiamo al conto cointestato), per singola banca. Tuttavia, al netto della tutela dei depositi è un gran peccato avere un’enorme liquidità su conti infruttiferi. Da un lato, spese e inflazione si mangiano un sacco di soldi nel giro di pochi anni. Dall’altro non mancano strategie utili a costituirsi una ricca rendita periodica di lungo termine.