Al netto delle distinzioni terminologiche, di solito consideriamo costi e spese solo nella misura in cui effettivamente li sosteniamo. Ad esempio spendo X euro per acquistare una materia prima o per avere un certo servizio. Ossia ho un effettivo esborso monetario per avere in cambio qualcosa. In economia esiste però anche il costo opportunità, quasi a rendere involontariamente più salato il conto finale. Vediamo ad esempio quanto costa avere oggi 20.000 euro liquidi sul libretto postale o sul conto corrente.
Scopriremo infatti che aldilà delle spese vive e dirette vi sono altre voci di costo che potrebbero far ripensare certe prese di posizione.
Quanto costa in media un conto corrente?
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Il conto corrente (c/c) rientra tra gli strumenti top in tema di gestione del denaro. Lo strumento accentra al meglio i flussi monetari sia in entrata che in uscita (stipendi e pensioni, domiciliazione utenze, pagamenti e incassi vari, etc). Si tratta tuttavia di servizi spesso a pagamento. Il canone può essere fisso o variabile o a pacchetto a seconda dei casi. Tutto dipende dalle condizioni economiche previste dalla banca.
Secondo i dati di Banca d’Italia, il costo medio del c/c bancario tradizionale è stato di circa 95 €. È mediamente più economico il conto postale e, ancor di più, quello online. Tuttavia, quando avremo in futuro le stime dei costi medi 2023 molto probabilmente scopriremo che essi sono saliti. Nell’anno in tutto sta aumentando alle stelle è difficile credere che queste spese siano rimaste invariate.
L’imposta di bollo per giacenze medie sopra i 5mila €
Quanto costa avere oggi 20.000 euro liquidi su questi strumenti di gestione dei soldi? Un’altra voce di spesa rimanda all’imposta di bollo che colpisce tanto i titolari di c/c che di libretto di risparmio, postale e non. In sintesi, l’imposta è di 34,20 € per i titolari persone fisiche, di 100 € negli altri casi. Essa è dovuta quando il valore medio di giacenza supera i 5mila € e per la quota di detenzione (se conto cointestato).
L’imposta la si applica al momento dell’invio estratto conto o rendiconto, di solito ogni 3 mesi, ma la banca può scegliere anche un’altra periodicità. La spesa è quindi relativa al periodo in questione e con riferimento al singolo rapporto attivo.
Sul mercato non mancano promo di alcune banche che si fanno carico dell’imposta al posto del cliente. Tuttavia, si tratta di casi residuali e non certamente della norma.
E quanto costa un libretto di risparmio postale?
I libretti postali sono dei speciali salvadanai emessi da Cassa Depositi e Prestiti e garantiti dallo Stato Italiano. Hanno una storia lunga quasi un secolo e mezzo e l’emittente li rende disponibili in diversi formati e tipologie per rispondere al meglio alle esigenze della clientela.
Hanno un’operatività più ridotta rispetto ai comuni c/c e non a caso si afferma che la loro funzionalità è quella di essere dei veri e propri salvadanai.
Invece un loro grande vantaggio è che non hanno costi di apertura, gestione e chiusura finale, tranne gi oneri di natura fiscale. Vale a dire la ritenuta del 26% sugli interessi attivi maturati e l’imposta di bollo.
Quanto costa avere oggi 20.000 euro liquidi sul libretto postale o sul conto corrente
Ora basterebbe sommare le voci di spesa di cui sopra per comprendere quanto costa al mese avere, per esempio, 20mila € cash sul libretto o c/c in un anno.
Tuttavia, per gli economisti andrebbe aggiunto ad essi anche il costo opportunità. Si tratta di quello derivante dal mancato sfruttamento della prima alternativa alla propria scelta effettuata.
Nel caso del libretto postale, per esempio, pensiamo alle tre opzioni oggi disponibili legate all’offerta Supersmart per i titolari di libretto Smart. Un vincolo variabile nel tempo (oggi da 270 a 365 giorni) in cui il risparmiatore incassa a scadenza un interesse maggiore (oggi dall’1,50% al 3,50%) sulle somme vincolate. Inoltre, tranne gli oneri fiscali poi non vi sono altri costi di gestione ed è liberamente svincolabile.
Per chi ha i soldi in banca, invece, pensiamo a due strumenti di liquidità alternativi al c/c per la gestione della c.d. liquidità eccedente. Il riferimento è al BTP e al conto deposito, tanto libero che vincolato. Al riguardo abbiamo già visto quanto si può guadagnare in 12 mesi scegliendo uno di due prodotti.
In definitiva, la scelta di restare liquidi è più costosa di quel che si pensa. Spese vive e dirette e potenziali mancati guadagni rendono il conto annuo finale assai indigesto.