Se un lavoratore si arma di buon volontà e ritarda il momento di andare in pensione quanto aumenta l’importo per ogni anno di lavoro? Per quanto tempo conviene continuare a svolgere l’attività lavorativa per veder crescere l’assegno pensionistico? Vi sono margini di guadagno interessanti che valgono la fatica che richiederebbe continuare a lavorare fino ad un’età più avanzata?
In un precedente articolo intitolato “L’Inps suggerisce 7 strategie per aumentare la pensione” abbiamo dato suggerimenti per incrementare l’importo dell’assegno pensionistico. Valutiamo ora in una manciata di minuti quanto aumenta la pensione per ogni anno di lavoro e se davvero vi è convenienza per il contribuente.
Per sapere a quanto ammonterà l’assegno pensionistico occorre valutare una serie di variabili. Anzitutto bisogna capire se si dovrà ricorrere al sistema contributivi, retributivo o misto per calcolare l’importo. In secondo luogo conterà il numero di anni di contributi, l’età del richiedente, l’ammontare della retribuzione mensile e il reddito in percentuale.
Quanto aumenta la pensione per ogni anno di lavoro?
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Prendiamo in esame il calcolo secondo il sistema retributivo che si basa sulla rivalutazione degli stipendi. Specificatamente, la rivalutazione delle retribuzioni mensili per la quota A si applica sugli ultimi 5 anni di stipendio, per la quota B sugli ultimi 10. Ne consegue che più il contribuente prolunga la sua attività lavorativa più scatti di stipendio ottiene. L’incremento dell’importo dello stipendio determina in proporzione un aumento del rateo pensionistico.
Al contrario, non vi sarà alcun vantaggio per il contribuente che ha un contratto di lavoro part time. Anzi secondo il sistema retributivo, il rateo si abbasserà. L’unica eccezione vale per i contratti part time agevolati in cui il lavoratore riceve l’accredito di tutti i contributi benché non lavori a tempo pieno.
Se si applica invece il sistema contributivo occorre valutare il peso che i contributi esercitano su tutta la durata della carriera lavorativa. Come secondo il calcolo retributivo, anche per il contributivo esiste la rivalutazione dello stipendio che quindi determina un incremento del rateo pensionistico.
Più avanza l’età del lavoratore più cresce il montante dei contributi.
Si consideri inoltre che i contributi che il lavoratore versa annualmente sono pari al 33% della retribuzione mensile.
A questo punto non vi resta che calcolare sulla base del vostro stipendio a quanto ammontano i contributi che andrete a versare in un anno. Dovrete ricorrere al cosiddetto coefficiente di trasformazione che varia a seconda dell’età dell’aspirante pensionato e otterrete l’importo mensile del rateo.
Esistono lavoratori ben disposti a trattenersi qualche anno in più pur di poter contare su un rateo pensionistico più elevato. Ve ne sono invece altri per i quali la possibilità del prepensionamento vale qualunque sacrificio economico. Non vi sono margini di perdita che possano far cambiare idea a chi non regge oltre i ritmi e lo stress dell’occupazione lavorativa. Sta a voi valutare la convenienza dell’una o dell’altra opzione.