La vita è fatta di mille imprevisti dietro l’angolo. L’auto che va in panne, una caldaia che si rompe, l’invito inatteso a una cerimonia impegnativa, etc. Sono tutte situazioni alle quali bisogna agire a stretto giro. Spesso la soluzione passa dal c.d. cuscino di liquidità, o cuscinetto di liquidità che suol dirsi. Che cos’è e quanti soldi dovrebbe contenere?
Nella vita di un single o una famiglia, come in quella di un’impresa, non mancano le crisi di liquidità. Cioè momenti in cui le esigenze finanziarie vanno oltre le spese che solitamente si sostengano in un dato periodo di tempo.
La soluzione passa in genere da un prelievo Bancomat o allo sportello, calibrando l’importo a seconda delle necessità. Ma quanti soldi tenere nel cuscino di liquidità in base allo stipendio? Cioè quanto denaro depositare nel c.d. fondo di emergenza?
Investire o tenere liquidi i risparmi sul conto?
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Un correntista può detenere i risparmi o in forma liquida o investiti in attività varie. Liquidità e investimenti hanno pregi e difetti speculari.
Il cash è disponibile all’istante (al netto di plafond e giacenza), per cui annulla i tempi e, in genere, le commissioni di prelievo. Tuttavia, non rende nulla e anzi espone il correntista a subire le ingenti perdite legate all’inflazione.
Invece le attività che non sono contanti fanno guadagnare interessi o dividendi a seconda dei casi. Tuttavia, all’occorrenza necessitano di tempi diversi per essere trasformate in attività liquide e quindi far fronte a una crisi di liquidità.
La liquidità è indispensabile ma solo entro certi limiti
Qual è la soluzione migliore per non perdere soldi da un lato e avere risorse sufficienti all’occorrenza? La soluzione migliore è quella che evita le scelte estreme, tutto liquido o tutto illiquido, cioè attività difficili da trasformare subito in contanti.
Un cuscinetto di liquidità sul conto è sempre bene averlo. Il fondo di emergenza andrebbe strutturato per coprire le spese impreviste, evitando di dover disinvestire le attività a reddito.
Il suo importo varia da caso a caso e dipende principalmente da che tipo di vita uno fa (rapporto entrate/spese mensili). Un genitore con 2-3 figli da crescere avrà sicuramente più esigenze di un pensionato benestante che vive in casa di proprietà.
Quindi può ammontare a 2-3 mila euro come a 20mila nel caso di chi ha un tenore di vita molto elevato o ricco di imprevisti. Tranne le eccezioni, quindi, è insensato detenere cash oltre certe soglie (2-3 mensilità, per esempio). Basterebbe ricordare che il c/c nasce quale strumento di pagamento, non di investimento o parcheggio dei risparmi.
In pratica non bisogna mai fare l’errore di considerare il c/c uno strumento di investimento o di parcheggio integrale dei risparmi. Esso è un formidabile strumento di pagamento ma una pessima scelta di investimento. Comporta in genere spese di tenuta conto (oltre l’imposta di bollo per giacenze medie annue sopra i 5mila euro) e non rende nulla. Anzi in periodi di forte inflazione come l’attuale genera solo perdite in conto capitale. Per fare una metafora, è come provare a riempire una vasca da bagno con il tappo in fondo messo male. Ogni tot litri di acqua immessa se ne perde uno per via del tappo messo male. Uno spreco, insomma.
Quanti soldi tenere nel cuscino di liquidità in base allo stipendio? In molti commettono il più comune degli errori
Il fondo di emergenza va accantonato in un prodotto facilmente accessibile.
Quindi abbiamo il c/c, magari a canone zero per non aggiungere le spese di tenuta conto oltre alle perdite da inflazione e mancati guadagni. Oppure i BOT, al momento redditizi oltre che molto liquidi, o l’offerta Supersmart di Poste Italiane.
Infine il conto deposito libero, magari della stessa banca presso cui è acceso il conto d’appoggio per accelerare i tempi in caso di necessità. Quelli vincolati potrebbero andar bene ma solo se svincolabili (in genere perdendo gli interessi fino ad allora maturati).