Il conto corrente in banca è uno strumento praticamente indispensabile per la gestione del denaro. Per esempio, al fine di farsi accreditare mensilmente lo stipendio o la pensione. Ma anche per domiciliare le bollette di luce, gas, acqua e telefono. Lo stesso dicasi per accedere comodamente a servizi come quelli legati alla ricarica del cellulare.
Pur tuttavia, il conto corrente in banca è anche uno strumento sicuro per accumulare denaro e quindi per risparmiare. Non a caso molte famiglie italiane hanno in giacenza sul conto corrente tanta liquidità. Accumulata magari a poco a poco. Sia come risparmio a lungo termine, sia come soldi che possono tornare subito utili in caso di spese impreviste e inattese.
Quanti soldi sul conto corrente hanno in media gli italiani in banca?
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In base agli ultimi dati aggiornati, mediamente le famiglie italiane hanno depositi bancari pari all’incirca a 15.000 euro. Quindi, davvero tanta liquidità che, in base ai dati della Banca d’Italia, superano complessivamente i 1.100 miliardi di euro.
Ecco, quindi, quanti soldi sul conto hanno gli italiani. Nonostante, nel tenere in giacenza i soldi infruttiferi sul conto corrente bancario non sia tutto oro quel che luccica. Vediamo allora come, quando e anche perché.
Cosa comporta tenere troppo denaro liquido sul conto
Nel dettaglio, per una famiglia italiana che ha troppi soldi sul conto corrente bancario scatta sempre la tassazione. Che è rappresentata, su base annua, dal pagamento di un’imposta di bollo che è pari a 34,20 euro, quando la giacenza media annua supera la soglia dei 5.000 euro. Inoltre, per le imprese questa tassa sul conto corrente sale addirittura a 100 euro annui.
In più, la giacenza sul conto corrente bancario, oltre a essere infruttifera, tende nel tempo a svalutarsi a causa dell’inflazione. In altre parole, i 1.000 euro di inizio 2022 non saranno, in termini di potere d’acquisto, gli stessi 1.000 euro di inizio 2023. Dato che la perdita del potere d’acquisto, stando all’attuale andamento dell’inflazione in Italia, potrebbe anche arrivare a sfiorare l’8%.
Inoltre, senza un adeguamento al carovita, oltre ai soldi sul conto corrente, nel passaggio dal 2022 al 2023 in Italia rischiano di perdere sensibilmente potere d’acquisto pure gli stipendi e le pensioni.
Il Governo italiano al riguardo, anche se in misura parziale, è comunque corso ai ripari. Ha rafforzato, infatti, l’esonero contributivo per il 2022 sulle buste paga dei lavoratori. Inoltre, ha introdotto a partire dal mese di ottobre del 2022 un anticipo del 2% della rivalutazione delle pensioni per il 2023.
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