Pane e pasta, frutta e verdura, luce e gas e pure il carburante, tutto è aumentato vertiginosamente nell’ultimo biennio. La gente si chiede quando smetteranno questi rincari, mentre sembra quasi certo che i prezzi non torneranno più indietro.
Non solo, ma chi ha ricchezze liquide da parte, piccole o grandi giacenze che siano, sta subendo perdite in termini di potere d’acquisto. Vediamo allora quanti soldi sta perdendo chi ha soldi liquidi sul conto per colpa di questa inflazione alle stelle.
L’inflazione non è uno scherzo: un esempi aiuteranno a comprenderla meglio
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Per capire meglio i danni che crea l’inflazione nel medio e lungo termine facciamo un piccolo riferimento storico.
Negli anni Ottanta i buoni fruttiferi a lunghissimo termine offrivano tassi molto alti. L’emittente, infatti, doveva cercare di tutelare il potere d’acquisto del capitale raccolto tra i piccoli risparmiatori. Tuttavia, in verità a quell’epoca si trattava di tassi bassi rispetto al carovita del tempo, cioè l’inflazione era più alta dei rendimenti offerti. Poi è successo che in 5-10 anni il carovita crollò di molto per cui chi aveva sottoscritto quei buoni si ritrovò tra le mani un investimento redditizio.
In sostanza si passò da rendimenti reali nulli o negativi, quelli dei primissimi anni, all’esatto opposto. Dopo 20-30, a scadenza, quei risparmiatori hanno incassato dei montanti netti fantastici. Ora, l’emittente era in vena di fare regali? Assolutamente no! L’inflazione era alle stelle e servivano alti rendimenti per proteggere il valore effettivo di chi gli aveva prestato il denaro.
Avere liquidità è una scelta vincente?
L’inflazione attuale non è ai livelli della seconda metà del Secolo scorso, ma è comunque sostenuta. Per cui chi nel recente passato si è rifugiato nella liquidità perché ad esempio non ha trovato forme d’investimento interessanti, ci sta rimettendo tantissimo. Il riferimento è alla perdita di potere d’acquisto, oltre alle eventuali spese vive legate alla gestione dello strumento di risparmio posseduto.
L’inflazione non si paga al pari delle altre spese comuni (come il canone di c/c, per esempio), ma colpisce tutti, ricchi e poveri. Anzi, è al 100% democratica. La differenza la può fare invece il risparmiatore, tra chi si protegge (pensiamo al BTP Italia, per esempio) e chi no “per paura” di perdere soldi. Ma intanto ci sta rimettendo di sicuro in termini minor valore del capitale nel tempo oltre alle eventuali spese.
Quanti soldi sta perdendo chi ha soldi liquidi sul conto per colpa di questa inflazione alle stelle
La Costituzione all’articolo 47 sostiene che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme. Ma la scelta sul come gestire i soldi è integralmente rimessa al singolo cittadino. Egli può fare come meglio vuole e ritiene opportuno, nel bene e nel male sarà sempre lui artefice del suo destino finanziario.
Del resto, anche chi sceglie di tenere i soldi fermi sul conto fa una precisa scelta d’investimento, al pari di chi sceglie di investire in azioni o titoli di Stato.
L’inflazione invece la genera il sistema economico nel suo complesso, cioè imprese, consumatori, operatore pubblico e l’estero. È una naturale, inevitabile, componente di ogni sistema economico.
Agire finché si è in tempo!
Ora, secondo molte analisi il carovita non è destinato a sparire nel giro dei prossimi mesi, anzi. Anche la BCE giovedì 14 ha ribadito che essa potrebbe restare alta ancora a lungo.
Per il piccolo risparmiatore si tratta dunque di scegliere. Correre ai ripari il prima possibile e investire a tassi almeno pari all’inflazione di medio termine o accettare passivamente le perdite di potere d’acquisto? Dall’inflazione non si sfugge, la si può solo fronteggiare al meglio.
A ognuno la propria scelta, in ossequio al noto slogan: libero arbitrio in libero Stato (e mercato)!