Troppi soldi in giacenza su un conto corrente possono allertare il Fisco e far scattare accertamenti? Sarebbe prudente trasferire alcune somme di denaro altrove, magari in una cassetta di sicurezza, o è più sicuro lasciarli in deposito presso l’istituto di credito? E soprattutto, quanti soldi conviene tenere sul conto corrente per non subire controlli dall’Agenzia delle Entrate? E aumenta la liquidità presente sul conto aumentano in proporzione anche i costi di gestione e le imposte? Sono questi solo alcuni degli interrogativi che si pone il correntista. Soprattutto se utilizza la banca come un luogo sicuro in cui accumulare i propri risparmi.
In un precedente articolo “I 3 casi in cui conviene togliere i soldi dal conto corrente in banca o in posta” la Redazione ha indicato alternative possibili. Esistono infatti soluzioni diverse, e spesso anche economicamente più vantaggiose, che può adottare chi non ha bisogno di peculiari servizi e specifiche operazioni bancarie. Per sapere quanti soldi conviene tenere sul conto corrente per non subire controlli dall’Agenzia delle Entrate bisogna valutare la provenienza del denaro. Necessario perciò che il cliente che ha una rilevante quantità di liquidità sul conto corrente riesca a giustificare il modo in cui ne è entrato in possesso.
Quanti soldi tenere sul conto corrente per non avere controlli
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Di fatto non esiste una soglia di giacenza che non si può o non si deve oltrepassare per scongiurare il rischio di accertamenti fiscali. Le verifiche del Fisco non scattano in ragione della minore o maggiore quantità di denaro presente sul conto. Di sicuro susciterà non pochi sospetti l’eventuale abitudine di versare contanti con una certa frequenza senza mai effettuare prelievi o pagamenti con strumenti elettronici. Ma ciò che in realtà espone al pericolo di verifiche fiscali è il possesso di somme di denaro che non provengono da redditi da lavoro o da donazioni.
Risulta pertanto del tutto inutile chiedersi quanti soldi conviene tenere sul conto corrente per non subire controlli dall’Agenzia delle Entrate. E ciò perché se si riesce a provare la provenienza lecita del denaro che si lascia in deposito sul conto non esistono importi massimi da non superare. Scattano controlli mirati da parte del Fisco quando si riscontrano rilevanti incongruenza fra ciò si dichiara di possedere e gli effettivi redditi di cui si dispone. Non si espone pertanto ad alcun rischio il risparmiatore che accantona denaro sul conto. E sa come fornire motivazioni valide sul modo in cui si è procurato la liquidità di cui è titolare.