Quando si perde la pensione di reversibilità e quali sono i motivi

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Come principio la pensione di reversibilità è una quota della pensione di un defunto che viene concessa al coniuge o, in determinati casi, a qualche altro parente per sostenerlo economicamente. È evidente che per avere diritto alla reversibilità o alla pensione indiretta l’interessato deve avere delle problematiche reddituali e patrimoniali. Una persona che non ha bisogno di sostentamento, non ha bisogno della pensione di reversibilità perché è capace di mantenersi da solo. Tutto questo nel momento della domanda di reversibilità deve essere considerato. Come deve essere considerato tutto questo anche eventualmente dopo aver ottenuto la prestazione dall’INPS. Infatti non è raro perdere il diritto alla pensione di reversibilità dopo che questa è stata già assegnata ad un beneficiario. E i motivi possono essere molteplici.

Quando si perde la pensione di reversibilità e quali sono i motivi

Non sempre la pensione di reversibilità una volta assegnata, può essere percepita per tutta la vita da parte di un beneficiario. Questo vale sia per la pensione di reversibilità che per la pensione indiretta, rispettivamente se il deceduto era già pensionato oppure se era semplicemente un lavoratore iscritto alla previdenza obbligatoria. Ricapitolando, la pensione di reversibilità e qualsiasi altro trattamento ai superstiti può essere anche revocato da parte dell’Istituto previdenziale. Naturalmente prima di arrivare alla revoca i passaggi sono molteplici. Ci sono prima, per esempio, i meccanismi di riduzione della prestazione. Dal momento che si tratta di una prestazione collegata al reddito, è evidente che in base all’ammontare di questo reddito la pensione viene prima tagliata e poi, se il caso, revocata del tutto. Ecco quindi quando si perde la pensione di reversibilità e quali sono i motivi che la mettono a rischio.

Come si riduce la pensione di reversibilità

Il punto di partenza resta sempre la soglia del trattamento minimo delle pensioni da parte dell’INPS. Tale soglia per il 2022 è pari a 525,38 euro al mese. La pensione di reversibilità, per esempio al coniuge, è assegnata nella misura pari al 60% della pensione percepita in vita dal defunto. Questo purché il beneficiario, cioè il coniuge superstite, abbia redditi non superiori a tre volte il trattamento minimo. La pensione infatti è ridotta del 25%, se il beneficiario ha redditi superiori a tre volte il trattamento minimo e non superiori a quattro volte. Infatti se i redditi dei beneficiari superano le quattro volte il trattamento minimo, la pensione di reversibilità è ridotta addirittura del 40%. Per redditi ancora più alti il taglio arriva al 50%.

Revoca

La pensione di reversibilità è sempre una pensione contributiva, figlia cioè di contributi che il defunto ha versato quando era lavoratore e per i quali ha goduto di un trattamento proprio di pensione. Pertanto viene comunque e sempre assegnata al coniuge, magari ridotta, ma sempre assegnata. Infatti la perdita del diritto alla reversibilità sopraggiunge per motivi diversi. Un tipico esempio è il caso di nuovo matrimonio da parte del coniuge superstite. Decade per quest’ultimo il diritto a godere della reversibilità del defunto se l’interessato si risposa.

Se la reversibilità è assegnata invece ai figli minorenni, è evidente che nel momento in cui diventano maggiorenni, e non studiano, perdono il diritto alla reversibilità. Quelli che hanno goduto della reversibilità perché studenti, nel momento in cui lasciano gli studi perdono il diritto alla pensione di reversibilità. In pratica ogni qualvolta viene meno uno dei requisiti che hanno dato diritto al soggetto interessato di percepire la reversibilità e la pensione è negata.

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