Non di sole cedole vive l’investitore in bond sovrani, specie se l’approccio è di tipo speculativo. Movimenti dei prezzi e flusso cedolare sono infatti le due potenziali fonti di reddito di questi prodotti finanziari. Tutto dipende dall’entità del tasso associato al bond e dal trend dei corsi sul mercato secondario. A volte le cose vanno a gonfie vele, altre volte è un disastro. Al riguardo, quando saliranno i prezzi delle obbligazioni per la gioia di chi ha BTP o titoli di Stato in perdita o sotto 100?
Ne sanno più di qualcosa gli investitori in obbligazioni a lunga scadenza emessi negli anni in cui i redimenti offerti erano ridicoli in rapporto a rischio e durata. Non appena gli scenari economici e finanziari di fondo sono cambiati si sono ritrovati con due grosse grane in portafoglio. Vediamo di quali si tratta.
Prezzi dei BTP e titoli di Stato a cedola fissa o variabile
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A differenza di altri prodotti del reddito fisso non scambiati sul mercato come conti deposito e buoni postali, sui bond sovrani si può approcciare in tre modi. Primo, puntando sul flusso cedolare offerto dall’emittente per tutta la durata del prestito. Secondo, speculando sulle dinamiche dei prezzi sui mercati regolamentati. Terzo, mixando al meglio le due componenti tipo scegliendo un bond con una discreta durata residua e cedola robusta. Nel breve termine si punta agli interessi, nel medio alle dinamiche dei prezzi.
Ora, però, prezzi e rendimenti si muovono al contrario: quando i secondi salgono i primi scendono e viceversa. Il discorso vale principalmente per i titoli a tasso fisso, e si amplifica all’aumentare della loro durata residua. I bond agganciati all’inflazione hanno la fortuna di adeguare la cedola nel tempo, per cui i movimenti dei loro corsi sono più contenuti. A volte però arrivano cocenti delusioni!
I titoli di Stato a cedola fissa e medio-lunga durata
Nel recente passato gli emittenti (sovrani e non) hanno emesso a lungo bond a tassi tra lo zero e lo zerovirgola qualcosina. Il costo del denaro era irrisorio, l’inflazione quasi nulla e le politiche fiscali e monetarie molto accomodanti. Per conseguire rendimenti interessanti occorreva spostarsi su durate medio-lunghe, con tutti gli annessi rischi del caso (di mercato, di tassi, emittente, etc). Poi è arrivato il Covid, è esplosa l’inflazione e il mercato ha affossato i prezzi di queste obbligazioni.
Oggi migliaia di risparmiatori in bond sovrani hanno spesso due problemi:
- i prezzi sono sprofondati di molto rispetto ai corsi esitati fino a 2-3 anni fa. In questi casi rivenderli comporterebbe contabilizzare una perdita in conto capitale, manco fossero degli strumenti di equity;
- hanno il capitale incagliato mentre vedono che le nuove emissioni offrono rendimenti molto più allettanti. Ad esempio l’ultimo BTP Valore ha una buona cedola (in rapporto al rischio e alla durata) e si sta comportando bene anche sul mercato secondario.
In soldoni, per questi risparmiatori si è aggiunta la beffa al danno.
Quando saliranno i prezzi delle obbligazioni per la gioia di chi ha BTP o titoli di Stato in perdita o sotto 100?
Ora, la più classica della domanda di questi risparmiatori è: quando invertirà il trend prezzi-rendimenti? Purtroppo non ci sono buone notizie a stretto giro. In questi giorni Jerome Powell e Christine Lagarde (Presidenti, nell’ordine di FED e BCE) hanno vanificato le speranze di un’inversione di trend sulla stretta monetaria. L’inflazione non sale più come in passato, ma neanche scende ai livelli auspicati. Per cui la lotta al carovita sarà molto probabilmente più lunga del previsto.
Powell ha lasciato la porta aperta a possibili, eventuali ulteriori ritocchi del costo del denaro. Per Lagarde, invece, i livelli attuali dei tassi sostenuti “abbastanza a lungo” alla fine riusciranno a vincere l’inflazione.
Quando saliranno quelli dei titoli di Stato?
Stiamo cercando di capire quando saliranno i prezzi delle obbligazioni per la gioia di chi ha BTP o titoli di Stato in perdita o sotto 100. In verità nessuno ha la risposta certa data la molteplicità delle variabili in campo.
L’economia va relativamente bene e l’”auspicio” (virgolettato d’obbligo!) di una recessione che porti la BCE al taglio dei tassi dovrebbe restare evasa. È probabile ci sarà una soft lending, ma all’orizzonte non s’intravedono stormi di cigni neri. Qualche gufo nero, invece, quello sì!
Ancora, le politiche fiscali non sono più espansive come negli anni del Covid, ma neanche restrittive. Quanto alla politica monetaria, infine, abbiamo già visto quali sarebbero le attuali intenzioni dei rispettivi Presidenti delle Banche Centrali.
In definitiva, quindi, al risparmiatore in bond con cedole al lumicino servirà ancora attendere, e non parliamo affatto di giorni o settimane. Specie se i titoli in portafoglio hanno lunga vita residua, una cedola molto debole e/o una struttura dei rendimenti semplicemente perdente come nel caso di certi bond.