Dopo anni di denaro abbondante e a prezzi stracciati, la musica è cambiata rapidamente in questo 2022. Veniamo infatti da anni di politiche monetarie ultra espansive in cui il costo del denaro è stato a dir poco conveniente.
L’occasione è stata formidabile per chi ha preso provviste a prestito perché si è indebitato a condizioni di mercato favorevoli. Si pensi a chi ha contratto un mutuo casa o al Tesoro, che ha emesso bond a rendimenti quasi ridicoli. In questo caso la riprova l’ha dato il mercato, che alla prima occasione ha affossato le quotazioni dei bond lunghi e/o con cedole risibili.
Le ingenti perdite in conto capitale di chi ha investito sui titoli di Stato
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Per gli intermediari (le banche lucrano anche sul differenziale dei tassi a debito e a credito), si è trattato di un affare poco redditizio. Idem per i risparmiatori che hanno prestato i loro soldi allo Stato a condizioni vantaggiose per l’emittente.
Pertanto chi ha ceduto alle lusinghe del capitale certo a scadenza oggi si ritrova spesso ingenti perdite in conto capitale. Tuttavia, è bene precisare che a scadenza il Tesoro rimborserà sempre il valore 100 di emissione. Il problema passa pertanto per l’eventuale vendita anticipata dello strumento. In particolare si chiede: di quanto e quando saliranno i prezzi dei BTP anche alla luce delle ultime mosse BCE sul fronte del tasso ufficiale?
Vista dal lato di chi compra oggi, invece, questi bond assicurano ricchissime plusvalenze a scadenza.
Più in generale, i manuali di finanza insegnano che l’affare sul reddito fisso si fa quando l’inflazione e/o spread e/o i tassi sono ai loro massimi. Cioè quando le condizioni sono sfavorevoli all’emittente, che è costretto a pagare di più per avere soldi in prestito.
Il rialzo dello 0,50% dei tassi di interesse da parte della BCE
Un paio di giorni fa la Banca Centrale Europea ha rialzato il costo del denaro dopo oltre 10 anni. L’inflazione alle stelle dell’area euro, la guerra e altri fattori hanno spinto la BCE a rialzare i tassi dello 0,50%.
In prima battuta vuol dire che prestiti e mutui saranno relativamente più cari. Quindi la domanda (di beni, servizi e denaro) dovrebbe limarsi e, si spera, non alimentare l’inflazione.
Ancora, vuol dire che gli Stati emittenti titoli del debito pubblico dovranno offrire maggiori tassi per finanziarsi sul mercato. Le nuove obbligazioni avranno per forza rendimenti più alti dei titoli emessi nel recente passato, tipo nel biennio 2020-2021. Cioè questi bond (specie se titoli lunghi e con cedola molto povera) avranno meno domanda rispetto a quelli di recente e prossima emissione.
Quando saliranno i prezzi dei BTP dopo il rialzo del tasso di interesse BCE
Tuttavia, il colpo di grazia per questi titoli è arrivato dal tanto atteso scudo anti-spread. Senza scendere nei tecnicismi, il TPI (Transmission Protection Instrument) della BCE ha un elevato grado di discrezione.
Esso infatti si attiverà a sostegno di un Paese al rispetto di alcuni paletti. Vale a dire osservanza dei criteri di bilancio indicati dall’UE, assenza di squilibri strutturali eccessivi, sostenibilità del debito. Infine, implementazione di politiche rispettose degli impegni assunti con il Recovery e delle raccomandazioni della Commissione.
Per un Paese molto indebitato come l’Italia le premesse non sono rosee. Veniamo da anni di Bonus e scostamenti di bilancio a ripetizione. Invertire la rotta sul debito pubblico dall’oggi al domani sarà a dir poco traumatico. I problemi strutturali sono ancora tutti lì da risolvere. Inoltre il quadro internazionale è delicatissimo e si parte già da una situazione di debito elevato.
Alla luce dei vari elementi, i grandi gestori patrimoniali troveranno conveniente acquistare BTP nel breve termine? Quindi a far risalire le quotazioni di mercato (sul secondario) dei titoli di Stato? Difficile dirlo, specie alla luce del fatto che tra due mesi si vota e l’incertezza regna sovrana. Proprio ciò che in assoluto meno amano i mercati.
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