Quando può essere trasferito il lavoratore tutelato dalla 104

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Uno dei principi più importanti del nostro Stato è quello di uguaglianza. L’uguaglianza può essere formale, cioè tutti gli individui hanno pari diritti davanti alla legge, e non sono ammesse discriminazioni. L’articolo 3 della Costituzione prevede, espressamente, che non sono ammesse discriminazioni basate sulle condizioni personali e sociali. L’uguaglianza può essere anche sostanziale. Lo Stato, cioè, ha il dovere di rimuovere gli ostacoli sociali ed economici che limitano la libertà e l’eguaglianza tra i cittadini.

Le persone portatrici di handicap hanno particolarmente bisogno di aiuto da parte dello Stato. Proprio per garantire il massimo sostegno, il Parlamento nel 1992 ha approvato la Legge 104. Si tratta di una legge che tutela, sotto moltissimi aspetti, le persone diversamente abili. Infatti, contiene i principi generali riguardo i diritti, l’integrazione sociale e l’assistenza della persona handicappata.

Quando può essere trasferito il lavoratore tutelato dalla 104

La Legge 104 cerca di proteggere il più possibile le persone diversamente abili prevedendo per loro una serie di diritti e agevolazioni. L’articolo 3 della Legge definisce la persona handicappata come colei che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabile o progressiva. Questa minorazione deve causare difficoltà di apprendimento, relazione o integrazione lavorativa e quindi determinare l’esclusione sociale.

La Legge 104 attribuisce una serie di diritti in favore della persona diversamente abile e dei suoi familiari. Ad esempio, attribuisce mensilmente al caregiver della persona handicappata fino a 3 giorni di permessi lavorativi per assisterla. La Cassazione ha più volte fatto presente che questi permessi costituiscono un diritto molto importante, ma bisogna stare attenti a non abusarne. Infatti, chi abusa di questo tipo di permessi rischia pesanti sanzioni.

La posizione della giurisprudenza

La Legge 104 attribuisce al familiare che si occupa della persona diversamente abile anche il diritto a non essere trasferito dalla sua sede lavorativa. La Cassazione ha spiegato quando può essere trasferito il lavoratore in maniera legittima se è tutelato dalla 104. Lo ha fatto con la sentenza 25379 del 2016. I giudici hanno spiegato che normalmente il datore di lavoro non può imporre il trasferimento al lavoratore che si occupa di un disabile. Questo anche se lo stato di salute del disabile non è considerabile come grave.

Secondo i giudici questo diritto di intrasferibilità, senza consenso, in altra sede cede solo in un caso. In particolare, il datore di lavoro può ottenere il trasferimento del dipendente quando dimostri che le esigenze aziendali sono così gravi che non ci sono alternative. Secondo i giudici, dunque, in caso di esigenze aziendali estremamente serie e gravi bisogna analizzare la situazione concreta. Andando a valutare tutti gli elementi dell’eventuale trasferimento. Dunque, i motivi dell’azienda, il tipo di invalidità e di cura richiesta dal disabile, la distanza della nuova sede dal domicilio del dipendente. E così via.

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Non solo contributi economici a domanda e permessi retribuiti ma con la Legge 104 spetterebbe anche quest’altra somma di denaro alla persona disabile

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