Alla scomparsa di un soggetto si apre la successione, che può essere testamentaria o legittima. In entrambi i casi, esiste una fase in cui il beni del defunto rimangono senza titolare. Infatti, la persona scomparsa non c’è più, mentre gli eredi possono decidere se accettare o meno l’eredità. I beni del defunto rischiano, dunque, di non essere gestiti e questo può provocare un grosso danno agli eredi ma anche i creditori. Come soluzione provvisoria, allora, la legge consente la nomina di un curatore dell’eredità. 0
Il codice civile, all’articolo 754, prevede che gli eredi sono tenuti verso i creditori al pagamento dei debiti ereditari in proporzione alla loro quota. Questo principio vale, però, solo quando gli eredi abbiano accettato l’eredità. Prima, come ricordato, si ha una situazione transitoria in cui la massa di beni non ha un titolare.
Le norme del codice civile sulla successione ereditaria
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La situazione transitoria può essere sciolta in due modi. Può esserci la rinuncia all’eredità da parte degli eredi e, allora, l’attivo patrimoniale del defunto viene liquidato per pagare i creditori. Oppure ci può essere l’accettazione degli eredi, che a quel punto acquistano l’attivo del patrimonio ma rispondono anche del passivo. L’accettazione, a sua volta, può avvenire in due modi, o in maniera espressa oppure in modo tacito o di diritto.
Tra i casi di accettazione di diritto c’è quello dell’articolo 485 codice civile. In base a questa norma, il chiamato all’eredità quando è in possesso a qualsiasi titolo dei beni ereditari deve fare inventario. Per farlo ha un termine di 3 mesi dall’apertura della successione. Se non stila l’inventario, il chiamato all’eredità diventa erede puro e semplice, e dunque il suo comportamento equivarrà ad accettazione dell’eredità. Allo stesso modo, entro 40 giorni dal momento in cui ha stilato l’inventario, il chiamato deve dichiarare se accetta o rifiuta l’eredità. Se dopo aver fatto l’inventario rimane inerte viene considerato erede puro e semplice.
Quando l’Agenzia delle Entrate notifica una cartella esattoriale per i debiti del defunto in questo modo, gli eredi possono evitare di pagare
Particolarmente interessante è una recente ordinanza della Corte di Cassazione, numero 10387 del 2022. I giudici spiegano che quando l’Agenzia delle Entrate notifica una cartella esattoriale agli eredi per i beni del defunto questi possono non pagare se non hanno accettato l’eredità. Secondo la Cassazione chi ha rinunciato all’eredità non risponde dei debiti ereditari. La rinuncia all’eredità, articolo 521 codice civile, ha effetto retroattivo, nel senso che chi vi rinuncia è come se non fosse mai stato chiamato a succedere.
L’Agenzia delle Entrate non può nemmeno far valere la mancata impugnazione dell’avviso di accertamento tributario. Infatti, il chiamato all’eredità non è tenuto a pagare la cartella esattoriale diretta al defunto fino all’accettazione. L’unica soluzione per l’Agenzia delle Entrate sarebbe quella di provare che il chiamato all’eredità sia in possesso dei beni ereditari da più di 3 mesi. E non avendo fatto inventario sia diventato erede in base all’articolo 485 codice civile e dunque tenuto al pagamento.